Come gestire le giornate di allenamento “no”

Abbiamo tutti avuto quelle giornate in cui dopo dieci minuti che eravamo in palestra ci siamo resi conto che neanche il riscaldamento stava andando come previsto: rigidi, scoordinati, affaticati. Dilaniati dal nostro senso di colpa per non riuscire a seguire fedelmente la programmazione prevista dalla scheda, ma allo stesso tempo guidati da una nostra grande presa di coscienza sul fatto che sia meglio una serata di allenamento in meno, che un mese di allenamento in meno per via di un infortunio da overtraining, non sappiamo mai se impacchettare tutto e andare a casa sia la scelta più adatta.

 

 

Seguendo vari podcast sul tema dell’allenamento per l’arrampicata, ci siamo resi conto che quello delle giornate “no” e di come gestirle sia un tema estremamente ricorrente. Innanzitutto perché capitano a tutti, e sempre ne capiteranno, e poi perché l’effetto psicologico che possono avere su ognuno di noi può essere estremamente diverso.

 

 

In tutto questo è assolutamente cruciale iniziare con una routine di riscaldamento che sia bene o male sempre simile in tutte le sedute: questo ci permette di renderci conto quanto prima che “non è giornata” ed evita di vivere nell’illusione che i nuovi blocchi o i nuovi circuiti siano “stranamente più intensi di quelli della settimana scorsa”. Dopo i primi venti minuti di uno straziante riscaldamento in cui arranchiamo cercando di fare “l’ABC” della nostra consueta routine, dobbiamo prendere una decisione sul da farsi.

 

 

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Posto che i motivi delle giornate no possono variare da persona a persona e possono coinvolgere tutti gli “stressor” della nostra vita (vedi intervista con il Dr. Olaf Panozzo), un’alimentazione ed un riposo non adatti al nostro recupero, e mille altri motivi, possiamo affermare che - nella stragrande maggioranza dei casi - andare a casa non ci aiuta.

 

 

Rimettere tutto nella sacca vuol dire innanzitutto dirigersi non solo a casa, ma verso un mood altamente depressivo; non rientra tra le possibili attività del “recupero attivo” e non fa di noi degli arrampicatori migliori sotto nessun punto di vista.

 

 

Detto questo, non è neanche il caso di perseverare con il programma che avevamo in mente (o meglio, nulla scheda) ad ogni costo: opzione ancora più deprimente dell’andare a casa (perché ovviamente staremo seguendo una scheda con risultati tormentati), ci aiuta solamente a scavare una voragine ancora più ampia lungo il nostro cammino verso un buon recupero (nel caso fossimo particolarmente affaticati da qualche session precedente).

 

 

Christian Adam BD

 

 

 

L’alternativa è un cambio di programma. Evidentemente non possiamo lavorare sulla forza esplosiva, così come sarà molto chiaro la totale inutilità del provare ad arrampicare comunque al nostro limite. Possiamo far girare una giornataccia a nostro favore lavorando su tecnica, strategia, soluzioni “particolarmente economiche” per risolvere passaggi dove non siamo a nostro agio: insomma, allenandoci comunque per migliorare e soprattutto divertendoci, facendo quello che più ci piace.

 

 

Possiamo quindi passare la serata su boulder più semplici del solito, ma con uno stile impeccabile, magari provandoli in modi diversi. O dividere in sezioni le vie che di solito saliamo flash, prestando maggiore attenzione a salire i diversi passaggi in maniera pulita, e non ad arrivare alla catena senza cadere (questo vale anche per le giornate “no” sulla roccia). Cambieremo stile, proveremo placche e diedri, ci divertiremo su uno stile di arrampicata “più di sensazione”. Ed a fine allenamento saremo comunque soddisfatti.