Rottura della puleggia - seconda parte: falsi miti e pratiche da seguire

Arrampicata e rottura della puleggia: nel precedente post abbiamo conosciuto il Dr. Olaf Panozzo, fisioterapista ed arrampicatore, che ci ha introdotto nel mondo degli infortuni alle dita, dandoci anche qualche strumento per fare luce tra le varie casistiche più disparate. Oggi lo abbiamo incontrato per passare allo step successivo, ovvero i primi rimedi che possiamo mettere in atto nel momento in cui ci siamo fatti male. Tutto questo sempre e comunque in attesa di farci valutare da un professionista e senza fare l'errore di volerci sanare con il "fai da te". Ghiaccio sì o ghiaccio no, nastro sì o nastro no? Vediamo cosa ci consiglia Fisiorock.

 

 

Ciao Olaf, bentornato! Come stai e come sta la tua puleggia?

 

Ciao! Grazie, sono contento di riprendere da dove avevamo lasciato. Io sto bene, il dito si sta riprendendo in fretta, e benché sia appena in 3° settimana dall'infortunio, sto già lavorando al trave e questo weekend ho ripreso a scalare sul facile. Sono molto contento perché la valutazione iniziale in merito alla gravità alla fine era accurata.

 


Nel post precedente abbiamo parlato di situazioni e fattori che potrebbero aumentare il rischio di infortunarsi. In questo post vogliamo invece analizzare alcuni rimedi che spesso vengono autopraticati nel momento in cui si fa male, come rimedio di Primo Soccorso. Ad esempio il ghiaccio: va sempre bene? Lo mettiamo e lo lasciamo lì ad oltranza o un dobbiamo alternare momenti in cui abbassiamo la temperatura della zona dolorante ad altri in cui la facciamo risalire? 

 

La migliore e più accettata strategia in fase acuta è riassunta nell'acronimo Peace and Love, che sta per Protection, Elevation, Avoid Anti-Inflammatories, Compression, Education and Load, Optimism, Vascularization, Exercise.

 

 

In sostanza, in fase iniziale dobbiamo proteggere per i primi giorni/settimane (a seconda della gravità) il dito dalle attività che procurano dolore, ossia la scalata in generale, le prensioni e le posizioni arcuate soprattutto, valutando poi nel quotidiano quali altre cose mi danno fastidio. La zona infortunata andrebbe mantenuta elevata, per ridurre l'edema, ma questo non è sempre possibile (o fondamentale, per una struttura come la mano che non è un arto di carico come la gamba). Andrebbero evitati anti-infiammatori, in forma di medicine, pomate, ecc. ma anche sotto forma di ghiaccio: in fase iniziale l'infiammazione è sana, fa parte del naturale processo di riparazione del nostro corpo, e limitarla significa limitare la sua capacità di guarigione.

 


Cosa si intende nello specifico per "load"?

 

Load vuol dire carico - le strutture, al momento opportuno e nelle modalità, giuste vanno sottoposte a carico perché senza di esso non possono ripararsi nella maniera corretta; bisogna ascoltare il corpo e progredire il carico in maniera graduale e appropriata. Essere ottimisti aiuta immensamente: nella maggioranza dei casi questi infortuni hanno una prognosi più che positiva, e bisogna avere pazienza e dedizione nel percorso riabilitativo, evitando scorciatoie! Va poi aumentata la vascolarizzazione nella zona, anche con semplici attività aerobiche che coinvolgano tutto il corpo senza dare carico specifico alle dita. Infine, l'esercizio è la modalità migliore per lavorare alla risoluzione di queste problematiche: le modalità di trattamento passive non conducono molto lontano.

 

 

Invece "compression" vuol dire che il nastro ci può tornare utile?

 

Esatto, la zona può essere tutelata con strumenti compressivi, che nel caso della puleggia sono la nastratura (ad x o a 8) nel caso di un grado 1 o 2, oppure un tutore in termoplastica in caso di gradi 3 o 4; queste protezioni vanno tenute sempre durante la giornata, ma non la notte. Educazione, invece, significa comprendere la natura dell'infortunio e il percorso migliore da intraprendere per risolverlo; in questo un professionista che conosca il nostro sport può essere di immenso aiuto - il fai-da-te non è mai la soluzione migliore.

 

 

Il nastro: sappiamo che in una risposta non è possibile riassumere tutte le casistiche in cui è utile o non è utile metterlo. Ma se mi trovo ad arrampicare e dubito di essermi fatto seriamente male ad un dito, ha senso metterlo subito?

 

Se ho il dubbio di essermi lesionato una puleggia è meglio rivolgersi ad uno specialista che sappia confermare o smentire i miei dubbi. Se effettivamente avessi una lesione, e rientrasse in una grado 1 o grado 2 allora il nastro va applicato da subito, come forma di tutela, e molto prima di riprendere la scalata. Va tenuto durante tutto l'arco della giornata, e se una persona fa lavori manuali andrebbe cambiato ogni 1-2 h al massimo. Dalla 6-8 settimana, in concomitanza con la ripresa della scalata, non sarà più necessario tenerla nel quotidiano e dovrà essere utilizzata nella scalata fino a 3-6 mesi post-trauma.

 

 

Per riprendere una tra le domande aperte che ci sono arrivate su Instagram, una breve differenza tra nastratura ad X e nastratura ad 8? 

 

Sono le modalità più studiate, in particolare la nastratura ad X ideata da Volker Schoffl. La differenza sta nell'applicazione ma la finalità è la medesima, quindi il mio suggerimento è solitamente di trovare quella più consona al singolo climber e alle specificità delle sue dita. Esiste una terza modalità (vedi foto allegata) proposta da A. Schweizer, che è più semplice delle altre due, e anche se non vi sono molti studi in merito sembra buona dal punto di vista della biomeccanica.

 

 

Ultima domanda, sulla quale abbiamo visto tra l'altro che hai parlato molto sulla pagina Instagram: per recuperare dall'infortunio dobbiamo fare riposo assoluto?

 

Assolutamente no! Partiamo da un presupposto: la tolleranza dei tessuti al carico non è una qualità stabile, ma dipende dal carico medio che i tessuti ricevono nel tempo. Stare completamente fermi non fa che ridurre la capacità dei miei tessuti ed espormi ad un maggiore rischio di infortunio quando riprenderò!

 

 

Pertanto, posso sicuramente lavorare su altri distretti che non siano la mano, o non implichino lo stare appeso: core, gambe, spalle, e tutte le infinite varianti del lavoro di forza con pesi, cavi, manubri e bilancieri. Nella maggioranza dei casi questi esercizi sono sicuri, e se in dubbio posso sempre farmi guidare dal dolore, e lasciar perdere un esercizio se mi da fastidio, in fase iniziale.

 


E anche venendo alla mano, posso avere un dito infortunato, ma questo mi lascia altre 4 dita e un'intera mano che posso allenare separatamente! Io sono un grande fan del lavoro isometrico, per cui sulla mano infortunata posso lavorare con un travetto portatile o al trave, caricando a tolleranza le singole dita non infortunate per tempi di contrazione lunghi, su 4-5 reps per dito. Sulla mano sana invece posso lavorare nella stessa maniera, oppure a massimale, i cosiddetti recruitment pulls. Anche qui uno specialista può aiutarvi a capire cosa fare e come mantenere la forza e la forma, senza rischiare di peggiorare la situazione.

 

 

Le nostre domande sulla rottura della puleggia non finiscono qui: le riprenderemo la prossima settimana! Intanto seguite la Rehab del Dr. Panozzo sulla sua pagina Instagram di Fisiorock!

 

 

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