Cinque consigli per fare boulder a Fontainebleau

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10/02/2025

Cinque consigli per fare boulder a Fontainebleau

 

Le forme inconfondibili dei massi di Fontainebleau. Foto di Jules Kassas

Fontainebleau non è solo la quintessenza del boulder con i suoi massi assolutamente perfetti, le cadute in piano su terreno sabbioso, i movimenti di compressione su prese perfettamente svase: Fontainebleau rappresenta soprattutto l’origine del boulder, sia a livello europeo che mondiale.

 

Qui, sin dalla fine del 1800, alcuni arrampicatori con tanta voglia di sperimentare, e una visione dell'arrampicata particolarmente all'avanguardia, iniziarono a esplorare i massi della foresta dando vita a una pratica della verticalità completamente nuova.

La roccia unica di Fontainebleau, patrimonio da preservare con consapevolezza

Cenni storici su Fontainebleau

 

La svolta rappresentata da questo posto magico ha coinvolto prima di tutto l’approccio: a differenza dei primi appassionati assoluti di questa disciplina, che praticavano il bouldering in maniera del tutto individuale, Fontainebleau ha visto concretizzarsi la prima esperienza di arrampicata sui massi con gli amici, in modo conviviale, come attività che vede tra i suoi obiettivi il divertimento puro.

 

Le prime aree a essere state esplorate furono, per ovvi motivi, quelle più vicine alla stazione del treno di Bois-Le-Roy: stiamo quindi parlando di Bas Cuvier, Rampart e Merveille. Anche la zona di Larchant fu esplorata per via degli imponenti massi che si ergevano su questo fondo sabbioso, e nacque il settore – ancora adesso molto frequentato – dell’Elephant.

 

Dopo le Guerre Mondiali l’esplorazione di Bleau riprese a pieno ritmo, regalando al mondo innanzitutto La Marie Rose, primo passaggio di 6A per poi raggiungere difficoltà sempre più alte, come il primo 6B con Stalingrad e il primo 6C con le Quartrième Angle. La crescita di questo paradiso di blocchi crebbe in modo costante, fino a superare i confini francese ed europei.

 

Ancora oggi, ogni anno arrampicatori di livello mondiale e assoluti neofiti vengono per la prima volta, tornano o si insediano qui per mesi, alle porte di Parigi, per provare questi passaggi da favola che hanno segnato la storia del boulder.

Ristabilimenti da capogiro, tipici di Font. Foto di Jules Kassas

I nostri consigli per fare boulder a Fontainebleau

 

Scegliere la guida giusta

 

Fontainebleau è un’area vastissima, che comprende settori molto distanti tra loro, e i boulder sono veramente tanti. Altrettanto numerose sono le guide, che presentano l’area sotto diversi punti di vista (per difficoltà o per zona) ed è quindi fondamentale scegliere quella che più si addice alle proprie necessità.

 

L’olandese Bart van Raaij ha pubblicato due guide molto pratiche divise per gradi: la prima racchiude quasi 4000 problemi di grado 5° e 6° (in due volumi), mentre la seconda ne seleziona altrettanti dal 7° grado in su. Le guide sono in inglese e sono state ripubblicate recentemente con numerosi nuovi passaggi.

 

Se invece vuoi avere un’idea dei passaggi più belli di Fontainebleau indipendentemente dal grado, si può optare per la guida Bleau à Bloc, un compendio di tutto il meglio di quest’area. Edita dalla Versante Sud, e scritta da Jacky Godoffe, ha anche il vantaggio di essere in italiano, aspetto non secondario soprattutto per quanto riguarda le descrizioni su come raggiungere i parcheggi e le aree che richiedono un minimo di orientamento.

 

  

Quando arrampicare a Fontainebleau

 

Considerata la varietà di ambienti in cui si trovano i massi di Fontainebleau, è possibile arrampicare quasi tutto l’anno, scegliendo le esposizioni più propizie rispetto alla stagione in cui ci troviamo. La maggior parte dei massi si trova su queste distese di sabbia tipiche di Font, quindi esposte al sole: sebbene arrampicare in pieno inverno possa comunque essere un po’ troppo “fresco”, il periodo dall’autunno alla primavera resta senza dubbio il migliore.

 

Alcuni boulderisti, per niente infastiditi dal caldo, riescono ad arrampicare discretamente anche in estate, trovando riparo dal calore della pianura immergendosi nella vegetazione che circonda i settori più nascosti.

 

Nel nostro articolo “cinque settori per arrampicare a Fontainebleau”, troverai descritte alcune tra le aree più classiche con l’indicazione del periodo migliore per frequentarle.

Fontainebleau, foresta incantata

Come usare spazzole e magnesite

 

Ci sono posti e posti. Alcune aree boulder, come ad esempio Magic Wood, sono state scoperte e tirate fuori con un enorme lavoro di pulizia: spesso i sentieri sono stati creati ad hoc per gli arrampicatori. Probabilmente, senza la valorizzazione apportata dai climber, quei posti sarebbero ancora dei bellissimi (e un po’ magici) boschi abbandonati. Poi ci sono aree come ad esempio Albarracin e Fontainebleau, che sono importanti dal punto di vista archeologico e storico, e sono amati non solo da spagnoli e francesi, ma da tutto il mondo. Tanto che sono entrati a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

 

Qui vengono a passeggiare famiglie e persone completamente estranee al mondo dell’arrampicata e, se proprio non vogliamo concedere a loro il diritto di vedere questi posti il più incontaminati possibile, senza pezzi di nastro in terra, segni sui massi e segni del nostro passaggio di ogni tipo.

 

Ma non si tratta solo di convivenza con gli altri, ma di riuscire a preservare il più possibile l’ambiente in cui – presumibilmente – vogliamo continuare a scalare. La roccia di Fontainebleau è particolarmente delicata e risente molto più di altri tipi di roccia del continuo spazzolamento di prese e degli strati di magnesite che si sovrappongono anno dopo anno.

 

Alcuni passaggi sono già stati irrimediabilmente danneggiati dall’utilizzo – a volte eccessivo – delle spazzole.

 

 

Apprendi l'arte di pulire le scarpette

 

I veri Bleausard sono inconfondibili: ancora oggi alcuni personaggi storici arrivano ai boulder non armati di crash pad ma con un asciugamano o tappetino. Questo permette loro di rimuovere la sabbia che resta attaccata sotto alle scarpette, che può rovinare irrimediabilmente gli appoggi per i piedi, e rientra tra le buone abitudini da adottare per preservare il più possibile l’area. Nel caso tu sia sprovvisto di apposito zerbino, un’ottima soluzione può essere il pad sottile Sit Start II della Edelrid, o un altro modello altrettanto sottile.

 

In ogni caso ti sconsigliamo di aggirarti tra i massi con le scarpette ai piedi per poi partire per un tentativo: il terreno morbido e sabbioso a volte fa venire voglia di tenere le scarpette più a lungo di quanto dovremmo. Avere con sé un paio di ciabatte comode da infilare e sfilare può essere un ottimo escamotage per evitare di fare questo gravissimo errore.

 

 

Porta delle scarpette che supportino lunghe giornate sulla roccia

 

Quando si parte per Fontainebleau, l’idea è quella di portare con sé le scarpette “da alte prestazioni”, pregustando di metterci alla prova sui boulder più mitici di cui abbiamo tutti sentito parlare. La probabilità più concreta è che passerai lunghe giornate cercando di provare più cose possibili, ignorando ogni buon senso in quanto a pause di recupero, giorni di riposo, e “strategie” per ottimizzare le energie. Per questo è sempre meglio avere – al di là delle preferenze personali – anche un paio di scarpette a suola intera che ci aiutino non stancare troppo i muscoli dei piedi e dei polpacci.

 

La maggior parte dei boulder di Fontainebleau, oltretutto, richiedono una tecnicità e una precisione in fase di appoggio che possono avere una marcia in più con delle scarpette rigide. 

 

 

Fonti storiche: Il tempo dei sogni di Alberto Milani, ed. Versante Sud

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