Sei motivi per cui perdi la concentrazione mentre arrampichi

Si dice che in quelle giornate di arrampicata in cui tutto è perfetto, i movimenti ci vengano naturali ed istintivi, che la mente sia sgombra da preoccupazioni e molto focalizzata sul qui ed ora e che tutto sia fluido e magico. Molto spesso però non è così ed anzi ci ritroviamo a pensare alle cose più balzane proprio nel momento topico del passaggio chiave della via o del boulder. Ecco alcuni dei pensieri più ricorrenti delle giornate storte che ogni climber ha avuto nella propria carriera.

 

 

6- Ascoltare la sensazione di fatica. L’arrampicata è uno sport decisamente doloroso, dove la sensazione di ghisa o qualche presa molto tagliente possono distogliere la nostra attenzione dal restare concentrati sui movimenti successivi. Se ascoltiamo la sensazione della fatica e della ghisa, queste diventeranno sempre più grandi e insormontabili fino a occupare tutta la nostra mente. Come dicono le migliori frasi motivazionali: "Tu non sei la tua fatica".

 

 

5- Parlare da soli. Di tanto in tanto succede a tutti di ritrovarsi a fare due parole con se stessi: nulla sarebbe, se non fosse che questi monologhi possono prendere una piega negativa e controproducente e trasformarsi nella causa numero uno dei nostri insuccessi. “Tanto vedrai che arrivo lì e poi cado”, “Non so neanche perché sto provando” sono, come dire, delle ottime scorciatoie verso l’insuccesso. La peggiore "combo" si ottiene quando passiamo di livello e ci facciamo delle domande, dandoci anche le relative risposte. "E se cado?" - "Se cado mi faccio male, sicuro e garantito"; "e se l'assicuratore non mi sta guardando?" - "Ci penso io, ora mi volto solo un attimo a vedere cosa sta facendo". E ciao movimento.

 

 

4- Pensare all’ultima volta che siamo caduti. Bene o male tutti facciamo una sorta di ricapitolazione mentale prima di riprovare un tiro su cui siamo caduti o su cui ci siamo fermati in precedenza. In termini tecnici si chiama “visualizzazione” della via, e la metodologia top per eseguirla nel migliore dei modi è richiamare alla mente tutti i movimenti, mimarli con calma e concentrazione ed immaginare le sequenze vincenti. Fermarsi sul punto dove siamo caduti senza immaginare una sequenza vincente, richiamare alla mente le sensazioni di quel volo, e ricamarci intorno mille altre colorate immagini di ciò che potrebbe accadere al prossimo giro, aumentano esponenzialmente le possibilità che tutto ciò si ripeta.

 

 

3- Pensare ai festeggiamenti. Anche essere troppo ottimisti non è un’attitudine consigliatissima, soprattutto nella misura in cui, mentre arrampichiamo, stiamo già pensando se prendere un’ambrata doppio malto o una microfiltrata di grano raccolto a mano in un giorno d’autunno. Inutile dire che potremmo distrarci.

 

 

2- Distrazioni elettroniche. Argomento bollente per giovani e non giovani che hanno un rapporto molto stretto col telefono: guardare il telefono prima di partire per un tentativo può essere un fattore di distrazione molto alto soprattutto se guardiamo notizie relative ai dpcm ed ultime performance dei world elite top climber.

 

 

1- Arrampicare meccanicamente. Se ti succede di provare molto le vie, saprai che arrivi ad un punto in cui arrampichi in maniera praticamente meccanica su tratti che per te sono ormai ampiamente sub massimali. Questo può portarti ad una summa dei punti precedenti: non essendo troppo coinvolto in quello che stai facendo, potresti ritrovarti a pensare all’ultima volta che sei caduto, a quanto vorresti un caffè al bar, alla palestra che domani sarà chiusa e a quanto fanno maledettamente male le prese.