Alcuni sono gesti istintivi ma che vanno evitati, come il cercare di afferrare qualsiasi cosa davanti a noi mentre cadiamo, altre sono disattenzioni o pessime abitudini (come il dimenticarsi di fare il nodo alla corda). Ma se siamo ancora qui a parlarne, è perché sono errori molto comuni, nei quali bene o male tutti siamo incappati con o senza conseguenze.
Cercare di afferrare il rinvio
Iniziamo proprio dall’errore che ci ha portato ad approfondire il sottoinsieme delle “cose che non dovremmo fare ma che abbiamo almeno pensato di fare”, se non che ci sono direttamente partite come gesti automatici. Soprattutto nelle prime uscite in falesia, è difficile che qualcuno accetti con gioia di cadere, a maggior ragione se adulto. Quando l’irreparabile (ovvero il volo) accade, l’istinto è quello di bloccare la caduta, tenendoci da qualche parte. In questo caso sono una pessima idea: i lanci ai rinvii, i tentativi di tornare in parete mentre stiamo volando, cercare di tenersi alla corda o, molto più in generale, il buttare in avanti le mani. Sono ottime idee: cercare di seguire da subito “il flow” del volo e godersi la caduta in modo composto, allontanare le braccia da qualsiasi cosa che su cui possano urtare, cercare di mantenere le gambe flesse e di tenere stabile la posizione del busto.
Ritrovarsi con la corda che gira dietro alla gamba
Succede, a volte siamo talmente immersi nella scalata e nel raggiungere solo la presa dopo che non facciamo bene caso al giro della corda. Ecco perché qui diventa fondamentale anche il ruolo dell’assicuratore che dovrebbe avere una visuale molto più chiara di noi sul dove stia passando la corda. Nel caso in cui dovessimo cadere con la corda che passa dietro al ginocchio, potremmo ritrovarci prima ancora di rendercene conto a testa in giù.
Indossare l'imbrago con i cosciali girati
Centomilavolte ci siamo ritrovati con un cosciale dritto ed uno storto, arrivando alla seguente conclusione: “vabbè”. C’è un motivo se il logo del marchio è scritto anche sui cosciali, e non è solo un tentativo di branding: la scritta sia sul cinturone che sui cosciali deve essere leggibile, non riflessa come quelle delle ambulanze e non sottosopra. E’ un buon inizio per capire che abbiamo infilato l’imbrago correttamente (per altri consigli, leggi il nostro post a riguardo). Non dimentichiamoci che l’imbrago rientra nei Dispositivi di Protezione Individuale e che non andrebbe infilato con i cosciali capovolti per lo stesso motivo per cui non indosseremmo mai un caschetto davanti alla faccia.
Non fare il nodo al fondo della corda
Per collegarci al punto precedente, il nodo in fondo alla corda è una di quelle cose che va controllata sempre, soprattutto nei casi in cui abbiamo “girato” la corda per arrampicare in top rope, oppure se l’abbiamo semplicemente sfilata per alternare i capi con cui legarci. Ad agevolarci in questo compito ci sono anche gli appositi anelli del sacco portacorda che ci ricordano che un capo andrebbe sempre agganciato ed annodato. Siccome si tratta di un'eventualità indicibilmente pericolosa, è sempre bene chiarirsi sul chi-controlli-cosa. Il novantanove per cento dei climber dichiara che lo fa colui che assicura, mentre l’arrampicatore si lega le scarpette.
Non fare il partner check
Forse non c’è più nulla da dire sull’importanza del partner check e le nuove generazioni che stanno apprendendo l’arrampicata da persone sempre più esperte e qualificate hanno ormai assorbito questa buona abitudine nella semplice sequenza delle cose da fare prima di partire per il tentativo. Unica pecca che ancora possiamo valutare: al primo tiro della giornata facciamo il partner check su quindici cose, all’ultimo controlliamo solo più il nodo ed il funzionamento dell’assicuratore. Bene ma non benissimo.
Saltare i rinvii
È vero che siamo tutti cresciuti a pane e Dosage, e che in molti video i top climber osavano l'impossibile pur di concatenare il super mega tiro. È anche vero che in molte vie, soprattutto old-school, moschettonare è un aspetto non poco problematico che, come si dice in gergo, "te ne leva un casino". E tutta l'energia che dispendi per un moschettonaggio furioso, è energia in meno per arcuare la tacca dopo. Detto ciò, gli spit sono stati messi sulla parete per una ragione sola, che prende il nome di "sicurezza". E non c'è prestazione che tenga per rischiare un super volo epico, soprattutto se non siamo dei professionisti che sanno più o meno perfettamente gestire il rischio che si assumono.
E se vuoi completare il pacchetto, ti lasciamo il link al post sugli errori che tutti abbiamo commesso almeno una volta nella vita utilizzando il GriGri.
Fonti: Petzl Access Book n°5, theBMC, Un movimento di troppo