In arrampicata ci vuole Ultra Istinto! Intervista a Pietro Radassao

Oggi abbiamo intervistato Pietro Radassao, campobassano classe 1995, considerato uno dei migliori climber e punto di riferimento del Centro-Sud Italia. Con oltre cento vie chiodate alle spalle e gradi fino al nono, ha anche nel bagaglio un alto numero di prime salite. Ma il suo compito quotidiano non è fatto solo di allenamento e scalate: il giovane climber si dedica anche alla valorizzazione delle falesie del suo territorio.
E allora conosciamola questa promessa dell’arrampicata italiana.

 

 

Ultra Istinto, 9a. Innanzitutto ti chiediamo come hai individuato il posto e com’è nata.

 

La via ha circa un anno: è stata l’ultima via che ho chiodato durante i lavori di valorizzazione e richiodatura della falesia di Oratino “La Rocca”, una delle prime palestre di roccia del Molise. Ultra Istinto è nata al termine della sistemazione e dell’ampliamento, della riscoperta di questa falesia.

 

Pietro Radassao su ''Ultra Istinto'' 9A. Foto di Francesco Guerra
[Pietro Radassao su ''Ultra Istinto'' 9A. Foto di Francesco Guerra©]

 

 

È tra le vie più dure nel centro-sud, giusto?

 

Dal Molise in giù vie di nono grado ce ne sono tre, tra cui il 9a di Ondra a San Vito Lo Capo.

 

 

Parlaci della via: i movimenti più duri, la tecnica che devi maggiormente mettere in atto, insomma, come ci si deve preparare per affrontare Ultra Istinto?

 

La via è lunga circa 40 metri, ma non è questa la difficoltà. La parte dura è concentrata in due sequenze: quella finale, che dà il grado alla via, consiste in 6/8 movimenti di dita su prese molto piccole e su una pancia strapiombante (stimato circa 8A boulder), allunghi dove devi essere molto preciso con mani e piedi. Affronti questo tratto dopo aver passato una sezione intensa a circa metà della via, dove poi fortunatamente c’è un discreto riposo. I primi metri della via (una parte di placca) sono abbastanza facili (non superano il 6c/c+).
Per salirla c’è bisogno di affrontare bene non tanto la continuità, ma la difficoltà di alcuni passaggi con prese piccole, dove è necessario essere molto precisi e duri. La prima e la seconda sezione sono inoltre molto strapiombanti e anche questo incide sulla difficoltà.
La mia preparazione è stata semplicemente provare la via: avevo la fortuna di averla a 5 minuti da casa!

 

 

Sappiamo che sei sponsor La Sportiva, quali scarpette hai utilizzato per questa via?

 

Indosso La Sportiva da quando sono piccolo, mi trovo davvero bene. Per questa via ho utilizzato le Katana Laces. 

 

[Tra gli iconici modelli del marchio, le scarpette Katana Laces sono performanti e ideali anche per falesia e vie multipitch.]

 

 

Hai chiodato oltre cento vie. Questa com’è stata?  

 

La chiodatura non è stata problematica, anche se inizialmente superare quel muro è stata un’esperienza abbastanza complessa.
Nella parte alta la roccia non è molto buona, quindi mettici il terreno vergine, qualche masso poco stabile… vi lascio immaginare. 

 

 

Come ti alleni per raggiungere i tuoi obiettivi?

 

Non faccio lo stesso tipo di allenamento ogni giorno. Cambio a seconda delle stagioni e degli obiettivi. In questo periodo sono stato molto in palestra a provare blocchi duri e Moon Board. Mi sono poi concentrato anche su allenamenti a secco, per preservare la pelle, con esercizi di forza massimale. Spesso è bene allenarsi anche su attività che consideriamo i nostri punti deboli, così da non farci trovare impreparati.

 

 

Cos’è per te il limite?

 

Sarà banale, ma per me il limite non esiste. Mi rendo conto che quello che possiamo fare nella scalata, e nelle altre discipline, non ha limite: serve però preparazione, dedizione, costanza e poi anche un pizzico di fortuna. Ma ci tengo a sottolineare che chiunque può arrivare a fare ciò che vuole: ci credo fermamente. 

 

 

La paura è un limite?

 

Si supera tutto. Io avevo paura da ragazzino, non volevo scalare, e poi… In questo campo è meglio riuscire a togliere del tutto la paura. Parlo dell’arrampicata sportiva, ovviamente. Per quanto riguarda le vie alpinistiche, anche pericolose magari, è un’altra cosa. Nelle vie spittate l’obiettivo sta nel risolvere i movimenti, non deve essere quello di proteggersi. Se hai paura, non riesci a esprimerti al 100% in quello che fai: mentre arrampichi devi concentrarti sui movimenti. La paura in una via sportiva non è razionale, perché sai che se cadi, non ti succede nulla.

 

Pietro Radassao su ''Xanax'', Oratino - La Rocca. Foto di Francesco Guerra
[Pietro Radassao su Xanax, Oratino - La Rocca. Foto di Francesco Guerra©]

 

 

Abbiamo letto che non sei tipo da gare, ma di vie e boulder con alti gradi ne hai chiusi parecchi, quindi il potenziale c’è. Qual è il motivo della tua scelta?

 

Quando ero molto giovane, grazie a mio padre che ha un’associazione, gareggiavo. Da quando poi sono migliorato molto nella scalata, non ho più fatto gare. Non è stata tanto una decisione: semplicemente volevo scalare su roccia, mi piaceva di più, e ho preferito le pareti naturali alle gare. Ma se riesco a prepararmi bene, già da quest’anno, mi piacerebbe tornare in quel mondo e partecipare a qualche gara, alla Coppa Italia ad esempio. 

 

 

Rocca di Oratino, parlaci di questo posto.

 

La Rocca di Oratino è stata adocchiata dagli scalatori molisani già qualche anno fa: alla fine degli anni ’80 infatti una cordata, di cui faceva parte anche mio padre, iniziò a salire le prime vie, soprattutto multipitch, dato che in alcuni punti la parete è alta fino a 100 metri. All’inizio era quindi una vecchia falesia con una decina di tiri sportivi (non di gradi alti, all’epoca era inconcepibile), ormai in disuso. Con Riccardo Quaranta, poco prima dell’inizio dei lavori per la guida Molise Rock, abbiamo deciso di valorizzare il posto chiodando nuove vie e sistemando le vecchie.
Oratino si trova a pochi minuti da Campobasso, ci sono varie esposizioni, poco avvicinamento ed è fruibile tutto l’anno, tranne negli inverni e nelle estati pieni. È una parete rocciosa su cui si vede un’antica torre medievale, ciò che rimane di un castello e un borgo crollati a causa di un terremoto nel 1400. Ci sono 4-5 vie multipitch chiodate da Riccardo Quaranta, unica guida alpina molisana. Le altre vie sono circa quaranta, di media-alta difficoltà (pochissimi tiri facili).
La consiglierei sicuramente come alternativa a Frosolone.
La suggerisco a chi ha almeno il settimo grado (attorno al 7b).

 

Falesia La Rocca. Foto di Francesco Guerra
[Falesia La Rocca. Foto di Francesco Guerra©]

 

 

Ci sveli altri luoghi nel Sud Italia dove ami arrampicare e perché?

 

Tra le mie mete c’è sicuramente la Sicilia: non solo San Vito Lo Capo, ma anche Modica. Recentemente sono stato anche al Monte Faito in Campania.
Al Sud il vantaggio è soprattutto il clima: le temperature ti permettono di scalare anche in inverno.
San Vito Lo Capo, con oltre duemila vie, mi piace per le enormi possibilità che offre. Tanti tratti di roccia sono perfetti, sembrano nati per essere scalati.
Modica mi ha affascinato perché è una zona che non conoscevo e poi non mi aspettavo quel tipo di ambiente, fantastico, con una varietà incredibile di vie. Ci sono inoltre vie poco conosciute e anche questo mi attrae.
Le palestre di roccia sul Monte Faito hanno secondo me tante potenzialità per chiodare vie di gradi alti. La conformazione di canne che hanno queste pareti mi ha colpito particolarmente.

 

Pietro radassao Foto di Francesco Guerra
[Pietro Radassao. Foto di Francesco Guerra©]

 

 

Qual è il tuo prossimo obiettivo?

 

Di certo mi piacerebbe confrontarmi con qualche via storica, anche lontano da casa. Vorrei provare un 9a confermato fuori regione, ad esempio. Voglio comunque seguire la mia strada, costruire una mia visione, della scalata e del modo di affrontare le salite.

 

 

Grazie Pietro, a presto!

 

 

[Foto copertina: Pietro Radassao su Ultra Istinto 9A - foto di Francesco Guerra ©]