Siamo a oltre 1200 metri di quota, di fronte a noi si erge il Monte Pasubio, ci circondano i Tre Apostoli, il Baffelan e l’Emmele, e sopra ci osserva il Monte Cornetto: ci troviamo nella Catena del Sengio Alto, in una falesia dalla roccia calcarea grigia e rossa e con un nome eloquente, Piccole Dolomiti.
Le pareti sono esposte a Sud-Est ed è possibile arrampicare tutto l’anno. D’estate è fresco, ma consigliamo la mattina presto o nel tardo pomeriggio, quando il sole non riflette pesantemente sulla roccia. In inverno è ideale da scalare, quando non c’è neve, la mattina e il primo pomeriggio (il sole inizia a calare al di là delle montagne verso le 15).
Corda e zaino in spalla, allora, pronti per l’avventura!
La falesia si raggiunge dal parcheggio della conosciutissima Malga Cornetto, meta ambita dai tanti climber che frequentano il posto per una buona birra e un panino dopo le fatiche della giornata. Da lì seguiamo la Strada del Re a piedi, che porta al Rifugio Campogrosso passando per il recente ponte tibetano.
A circa 20 minuti dal parcheggio troviamo l’indicazione per la palestra di roccia: percorriamo il sentiero nel bosco di abeti e pini che conduce alla cima del Monte Conetto e dopo una manciata di minuti, al primo tornante, proseguiamo dritti tra alcuni massi e sbuchiamo nel piccolo spiazzo erboso della falesia, dove ci accolgono alcune statue in legno, alti alberi e un panorama mozzafiato.
A sinistra inizia la parete, che ospita un 4a, un 5a e una trentina di tiri, fino a 25 metri di altezza, dal 5c al 7a (sette 5c, 8 6a e 6a+, cinque 6b e 6b+, cinque 6c e 6c+, tre 7a). Ma non date per scontati i gradi: è una dura lotta anche conquistare i 6a!
La chiodatura è a fix e la falesia è stata attrezzata da Andrea Dalle Nogare, Mirco Losco e compagni, istruttori della locale scuola di alpinismo Piccole Dolomiti del CAI di Schio.
La roccia calcarea: tante prese e appoggi, ma attenzione alle dita!
Fessure, strapiombi, solchi, buchi, bordi, minuscoli appigli che sembra emergono dalla parete per aiutarti dove proprio non sembra esserci chance: la roccia calcarea delle Piccole Dolomiti offre parecchie occasioni, ma bisogna saperle cogliere e qui non sempre sono ben visibili.
Consiglio: osserva bene e tasta ancora meglio!
Avviso: sentirai la pelle dei polpastrelli bruciarti un po’ dopo qualche tiro. È una sensazione normale, dovuta alle piccole strutture a cui ci aggrappiamo con le dita e soprattutto alla tipologia di roccia, che spesso dove presenta un buon grip il punto dolente è proprio la superficie ruvida.
[Foto: Adriano Lista]
I tiri che consigliamo
Vendemmia tardiva è un 6a tosto e Gravida ’92 è un 6a+ con i suoi perché: l’uno accanto all’altro su una parete verticale in alcuni tratti un po’ strapiombante, questi tiri valgono davvero la pena di essere affrontati. Sono 20 metri di placca su roccia rotta, dove quando meno te lo aspetti, trovi maniglie, buchi o tacche salva-caduta, e dove proprio nel momento in cui senti che ti cedono i piedi, trovi la forza su uno svaso o su una irriverente e piccolissima tacca di alzarti e rilanciare. Provare per credere!
Forza Savena è un altro 6a irrinunciabile: attenzione al passaggio dopo il secondo rinvio e alla fessura poco prima della catena.
Farfalla in calzamaglia è un 6a+ con inizio selettivo: la prima parte è infatti strapiombante e richiede parecchia forza fisica.
Ce la fai o me la dai è un 6b+ da provare: parte con un boulder per poi proseguire su placca e la difficoltà sta nella continuità, ma occhio alla roccia non sempre ottima.
Non sveliamo altro, vi aspettiamo qui per poi farci sapere le vostre impressioni!