Sette fattori che non ti fanno migliorare in arrampicata

Quando inizi ad arrampicare i primi miglioramenti arrivano velocemente, portando con sé una serie di aspettative sul nostro potenziale che vengono ridimensionate con l’avanzare del tempo. Come se rispondessero ad una specifica formula matematica, più alzi il livello e più è difficile alzarlo ulteriormente: ma spesso possiamo “darci una mano” da soli, lavorando su alcuni aspetti che giocano spesso un ruolo fondamentale nel nostro non – progredire.

 

 

 

 

Lo stress

 

Abbiamo dedicato un post interessantissimo al fattore “stressor” ed a quanto tutto il nostro stile di vita influenzi anche i risultati in arrampicata. Se te lo sei perso, ti consigliamo di andare a rivedere l’intervista con il fisioterapista Dr Olaf Panozzo che, con chiarezza e competenza, entra nello specifico del fattore stress in tutti i suoi aspetti, sia fisici – inteso come stress muscolare post allenamento –, che mentale.

 

 

FOMO

 

Come possiamo collegare la FOMO all’arrampicata? Diciamo che la Fear Of Missing Out è molto comune, sicuramente in parte alimentata anche dal proliferare di immagini molto “inspirational” che catturano la nostra attenzione. Raramente riusciamo anche a cogliere il processo di ciò che sta dietro alla salita di una via o di un boulder, ed abbiamo la sensazione che stiamo perdendo tempo sul progetto sbagliato, arrivando poi a cambiare troppo di frequente i nostri obiettivi. Riuscire a centrare il nostro percorso su noi stessi è l’unico modo per raggiungere i risultati che vogliamo, e realisticamente possiamo, ottenere.

 

 

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Junk Climbing

 

Concetto piuttosto nuovo in arrampicata e al momento trattato più che altro dal Team sempre attento ed all’avanguardia di Lattice Training. Volendo esprimere il concetto “con un sorriso”, possiamo definirci dei Junk Climber quando non ne abbiamo mai abbastanza di arrampicare, quando “un ultimo giro” si trasforma in una session notturna con la frontale e quando, nonostante la stanchezza ed i dolori ai muscoli, ci fermiamo ancora un’oretta in palestra. Niente di profondamente sbagliato in tutto questo, molto spesso la voglia di arrampicare dopo una giornata di lavoro è più alta delle nostre capacità fisiche (come quando si dice: “avere gli occhi più grandi della pancia”!), dobbiamo solo trovare il giusto equilibrio tra momento di svago ed overtraining. Tutto questo sempre nell’ottica di trovare la migliore forma possibile per avere dei risultati straordinari sulla roccia.

 

 

I giusti obiettivi

 

Ci ricolleghiamo al FOMO, ma facciamo un passo indietro andando a ricalibrare la “pianificazione” degli obiettivi che vogliamo raggiungere e che chiunque pratichi uno sport ha spesso in mente. Che siano risultati indoor o outdoor, legati ad un aspetto in particolare (ad esempio migliorare nelle compressioni) oppure ad un salto di difficoltà (passare dal 7a al 7b), l’importante è che siano chiari, ben definiti, raggiungibili e misurabili. A questo proposito ti lasciamo il link alla nostra intervista con lo psicologo e climber Dr. Guido D’Acuti dove abbiamo affrontato il tema degli obiettivi SMART.

 

 

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Le giornate no

 

Tutti abbiamo le famose giornate in cui “non stiamo attaccati”. Succede a principianti, intermedi ed atleti molto esperti e per i più svariati motivi, tra cui quello che noi definiamo il principio numero uno dell’allenamento: il miglioramento non è mai lineare. Quello che può aiutarci è riuscire a trarre anche qualche spunto dalle giornate no, cercando aspetti su cui lavorare, senza lasciarci prendere dallo sconforto. 

 

 

I punti deboli

 

Osservando gli altri arrampicatori del nostro livello o magari più forti di noi, anche proprio all'interno di una "giornataccia", possiamo quindi analizzare se ci sono alcuni movimenti che non fanno proprio parte dei nostri punti forti, se è una questione di approccio mentale e se ci sono aspetti della nostra arrampicata che stiamo volutamente ignorando. La flessibilità, ad esempio, viene spesso sottovalutata ma solo fino a quando non notiamo qualche altro climber passare agevolmente con un tallonaggio spaziale dove noi non riusciamo ad esprimere la giusta forza.

 

 

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Il divertimento

 

Ma più di tutto non dobbiamo dimenticarci che divertirsi è la chiave per viversi bene le giornate sì e le giornate no, per vedere con ottimismo i nostri punti di forza e fin dove possiamo arrivare e per viversi al cento per cento ogni giornata sulla roccia ed ogni allenamento in palestra. L'atteggiamento positivo può fare più del nostro massimale di trazioni e ci permette di spingerci dove non avremmo ami immaginato, diventando il vero motore di ogni nostra prestazione.