La fluidità nell'arrampicata e nello yoga: ne parliamo con Debora Scarpata

Qualche settimana fa abbiamo presentato Debora Scarpata, un’arrampicatrice ed istruttrice di Yoga che, in questo periodo di quarantena, organizza dei workshop gratuiti di Yoga For Climbers  (se vuoi avere più info, puoi rileggere il nostro post o seguire il suo profilo Instagram deb_yoga_climb). La chiacchiaerata ci è piaciuta moltissimo e così abbiamo pensato di risentirla per parlare con lei a proposito della fluidità per gli arrampicatori.



O: Buongiorno Debora! Innanzitutto come è andato il tuo workshop di domenica?


D: Ciao ragazzi, bentrovati! La lezione è andata bene, c’erano tanti volti nuovi incuriositi, e molti mi hanno scritto raccontandomi d’esser rimasti piacevolmente colpiti da questo approccio nuovo e morbido.



O: Nel precedente post abbiamo parlato del tipo di Yoga che insegni tu, l’Anukalana, basato molto sulla morbidezza e sulla fluidità dei movimenti (correggimi se sbaglio) e non sarà un caso che la fluidità sia anche uno degli obiettivi degli arrampicatori! Da cosa dipende la fluidità dei movimenti: è una capacità allenabile, o è più un “atteggiamento” che deriva da una nostra condizione psicologica?


D: Bella domanda! Cercerò di riassumere per quanto possibile! La risposta è più vasta di quello che può apparire perché va a toccare il nostro modo di vivere e di impostare la “routine” giornaliera. L’essere umano è fatto per muoversi ma è diventato sedentario e questo ha portato ad una disarmonia che genera molti fastidi, dolore al collo, stress e disturbi di vario genere. Ora se a questo aggiungiamo un allenamento che non contempla alcun tipo di allungamento, vuoi per pigrizia, vuoi per mancanza di tempo, vuoi perché lo si ritiene inutile si va “buttare benzina sul fuoco”, ed ecco che la cifosi dorsale si acutizza, ecco che il dolore al collo aumenta ecc ecc il corpo si adegua a quella serie di movimenti di routine e si plasma su quei movimenti. In una parola? Neuroplasticità. Si, è una capacità allenabile che porta al contempo un cambio di atteggiamento. Immagina il nostro cervello come una ragnatela, un cambiamento nel corpo agisce su quell ragnatela andando a formare nuovi percorsi. Il nostro corpo, il nostro respiro, la nostra intenzione influenzano il nostro “stato mentale”. Ad esempio parleremo di questo e faremo una pratica inerente a ciò nella prossima lezione.




O: Posso “allenare” un aspetto, come ad esempio la fluidità, all’interno di un contesto di un certo tipo come lo Yoga, e poi metterlo in pratica anche in una situazione totalmente diversa, come può essere l’arrampicata con tutte le sue variabili (altezza, paura di cadere, condizioni meteo che non ci fanno stare al massimo del rilassamento)?

D: Si. Tenendo sempre presente che lo yoga non è allenamento ma una disciplina spirituale che prevede una parte fisica, asana. Non potevo non dirlo!  


Ti riporto la mia esperienza. Ovviamente abbiamo tutti periodi up e periodi down quando iniziamo questo sport, ma ho sentito un cambiamento netto in termini di lucidità, fluidità e sensazione di libertà da quando ho iniziato a praticare yoga e che prima non avevo mai sperimentato. Per me l’arrampicata e l’allenamento pro climb è la parte per sviluppare forza, mentre lo yoga che vivo a 360° è tutto il resto (Ashtanga Yoga, gli otto rami dello yoga) e ci guadagno come effetto secondario l’elasticità o meglio ancora morbidezza.



O: Fluidità e movimenti al limite: quanto sono collegati? Se pensiamo all’arrampicata ci sembra molto immediato riuscire ad essere “morbidi” su passaggi facili per poi irrigidirci irrimediabilmente appena usciamo dalla nostra “comfort zone” (così come nello Yoga). Come possiamo uscire da questo blocco collegato alla difficoltà del movimento o a questioni psicologiche legate alla paura che spesso ci bloccano quanto un passaggio estremo?


D: Quando entri nello stato di grazia. Non c’è un trucco, semplicemente ad un certo punto accade. Come allenare questo? Con la consapevolezza sul respiro.  Mantenere l’attenzione sul qui ed ora senza lasciare che la mente divaghi. E’ lo stesso mentre meditiamo = cerchiamo il momento presente. E’ stesso lo stesso quando pratichiamo yoga = cerchiamo il momento presente. Se sei presente sei lucido, intuitivo e fluido. Ed ecco che il passaggio non era poi così difficile come sembrava.


Ci infliggiamo una serie di torture date dalle più svariate paure di spiaccicarci malamente contro la roccia che sono solo nella nostra testa, invece che vivere il momento proiettiamo queste paure, iniziamo a crederci, le alimentiamo ed ecco che arriva il blocco. Sono tutte tendenze limitanti, ma la società in cui siamo immersi ci manda spesso messaggi limitanti ed autosabotanti e noi li assorbiamo senza rendercene conto. Bisogna invertire il processo ed iniziare a mandare messaggi postiviti, di autostima e successo.



O: Sappiamo che non possiamo scindere la pratica dello Yoga da una respirazione consapevole: è possibile mantenere una buona fluidità nei movimenti anche dimenticandoci di respirare (come succede molto spesso nel boulder, vedi l'incitazione "Respira!!")?


D: Questa è una cosa che trovo buffa. Dimenticarsi di respirare ehehe! Penso che questo porti affaticamento in tutto il corpo. Respirare ossigena i tessuti e ci mantiene freschi nella mente e nel corpo. Per mia esperienza ritengo di no, non senza andare incontro ad un grande affaticamento e calo energetico successivi.



O: Grazie Debora! Lasciamo ancora una volta i tuoi riferimenti per chi volesse saperne di più sulla tua attività! Qui trovate la pagina Instagram di Debora e qui quella di Yoga House Roma. 



Fluidità e arrampicata



25 aprile 2020