Gli errori da non fare quando si segue una scheda di allenamento

Allenarsi è bello, ma migliorare ancora di più! Molto spesso noi arrampicatori, che non ci confrontiamo con distanze da coprire in un certo limite di tempo e che non pratichiamo il nostro sport in situazioni sempre identiche come può essere l’interno di una piscina o una sala per arti marziali, non riusciamo a capire se siamo migliorati o meno, se la nostra fatica è valsa qualcosa.



La stragrande maggior parte delle persone che si allenano in modo specifico per l’arrampicata ama disfarsi: il sogno di tutti è che anche il livello sulla roccia incrementi in modo proporzionale ai dolori che abbiamo in settimana dopo la palestra. Purtroppo non è così, e la dimostrazione è il fatto insindacabile che a tutti noi è successo di notare quanto velocemente sia migliorato il nostro vicino di trave, magari molto giovane, nell’ultimo anno. E noi, siamo migliorati? Cerchiamo di capire cosa ci è successo.



Innanzitutto se non si ha un’esperienza super elevata nell’allenamento specifico una buona idea sarebbe quella di affidarsi a un trainer, che non necessariamente sta volando verso Flatanger per provare il 9c, ma che ha studiato ed acquisito un pacchetto di conoscenze, sia teoriche che sul campo, sufficienti a darci un piano che si adatti a noi. Quindi un buon trainer come prima cosa ci chiederà a che punto siamo e dove vogliamo arrivare, e ci proporrà dei test da effettuare sia prima che dopo il ciclo di allenamento. A seconda dei risultati del test il nostro trainer capirà che abbiamo una buona tecnica ma dobbiamo fare più trazioni, o viceversa che abbiamo una buona forza del dorso ma dobbiamo imparare a scalare.



E, ineluttabilmente, ci arriva una scheda piena di esercizi che non abbiamo voglia di fare. Il motivo è universale: dobbiamo lavorare su ciò che non ci riesce bene! E quindi ecco che partono le varianti. La prima variante è quella che abbiamo voglia di fare noi perché tanto “sospensioni per sospensioni”, le faccio sulla tacca da 2 anziché sullo svaso. Perché mi va così e tanto i boulder di Coppa del Mondo ormai sono tutti su volumi a mano aperta. La seconda variante è quella che abbiamo visto fare proprio a quel giovane che nel frattempo è diventato un fenomeno e quindi, se serve a lui, indubbiamente ha un che di magico che aiuterà anche noi. La terza variante segue i cicli lunari, ovvero “oggi mi riposo perché da stanco tanto è inutile allenarsi”, seguito da una settimana di sedute raddoppiate perché ci sentiamo incredibilmente motivati.



Se vogliamo vedere dei risultati concreti, se decidiamo di affidarci a qualcuno che ci segua, dobbiamo avere una buona dose di costanza e pazienza, senza avere fretta di vedere subito un miglioramento di tre gradi e senza metterci in competizione con chi ha quindici anni meno di noi, scala da quando va all’asilo ed ha qualità innate come intelligenza motoria verticale e “feeling” con la roccia.



Nessuno ci vieta comunque di avere un approccio “easy” all’allenamento e cioè di seguire l’ispirazione del momento giorno per giorno! I nostri consigli sono rivolti esclusivamente a chi cerca una programmazione specifica che possa essere comprovata ad una certa distanza di tempo.



Scopriamo quindi insieme a Daniele di DP Climbing i dieci peccati capitali dell’allenamento programmato!



 



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15 novembre 2018