Sette parole del mondo dell'arrampicata che non esistono in italiano

L’arrampicata sportiva è uno sport in linea generale abbastanza nuovo e che per questo motivo si avvale spesso di neologismi che derivano dalle nuove generazioni o da un mix di lingue straniere italianizzate che creano interessanti combinazioni di parole.

 

 

A chiunque abbia scritto qualsiasi testo relativo all’arrampicata sarà successo di dover integrare Word di nuove parole, o di dover ignorare, correggere e sostituire lo slang tipico dei climber con parole più di uso ordinario, a seconda che si trattasse di uno scritto molto colloquiale o professionale.

 

 

Noi abbiamo scelto sette tra le parole secondo noi più comunemente utilizzate tra i climber, tralasciando parole straniere italianizzate ma di uso comune come “clippare”, “boulderista” o “crochettare” ed ovviamente tutte le declinazioni dei vari termini di arrampicata secondo i dialetti regionali.

 

 

Garista. Iniziamo con un vocabolo che non è ad uso esclusivo dell’arrampicata, ma che comunque a noi piace utilizzare a dismisura. Ebbene sì, “garista” non è italiano. Nonostante “atleta agonista” o “atleta professionista” sia corretto ed indolore, data la natura molto spesso giovanile, colloquiale e vivace dei siti e dei giornali di settore, non è raro incontrarlo nei migliori articoli con una certa serenità.

 

 

Moschettonare. Sembra così ovvio, eppure non lo è: “moschettonare” è un termine che non esiste al di fuori dell’arrampicata, anche se è una delle parole che più possiamo sentire in falesia (vedi post) con toni che variano dall’imperativo al supplichevole (“moschettonaaaaa”). I dizionari per la correzione automatica delle parole ci fanno passare “rinviare” solo perché esiste relativamente ad altri significati, ma sicuramente non nell’accezione di “passare la corda dentro al rinvio”.

 

 

Smagnesare. Non c’è vocabolario che comprenda questa parola al suo interno, per quanto all’avanguardia ed aggiornato sia. Dal sostantivo da cui si genera “magnesite”, il popolo di climber ha stabilito di comune accordo di aggiungere la S alla sua verbalizzazione con una nota intensificativa (“prendine tanta di magnesite, perché secondo me ne avrai bisogno per i prossimi dieci metri”).

 

 

Tallonaggio. Ok, ok, non è detto che il tuo pc, programma, app per correzione di bozze ve lo segni come errore: ma non illuderti! L’unico tallonaggio per ora contemplato nella lingua italiana è quello che deriva dal mondo del Rugby, dove ha naturalmente tutt’altro significato.

 

 

Bloccaggio.  Idem come sopra: anche se tecnicamente esiste, è associato a funzioni (per lo più meccaniche) o azioni sportive che nulla hanno a che vedere con le nostre sospensioni con le braccia piegate ad angolazioni variabili. Non entriamo nella semantica più comune della parola “sospensioni”, immediatamente associata a cartelle esattoriali ed ammortizzatori.

 

 

Falesista. Se possiamo immaginare che nel mondo internazionale anche le parole “Deadhangs” e “lock-offs” siano state adottate dal mondo dell’arrampicata in maniera e con accezioni praticamente esclusive (anche se magari preesistevano nel mondo della ginnastica o di altri sport), “falesista” può essere considerata proprio solo farina del nostro sacco. Escludendo che in inglese qualcuno sia mai stato definito un “cragger”, nella buona tradizione di una lingua particolarmente ricca noi non ci facciamo mancare una definizione per gli “specialisti della falesia”. Non si può tanto sentire, ed in effetti è raramente utilizzato, il simile “placchista”.

 

 

Ghisato. Possiamo ben renderci conto di come, insieme al suo sinonimo “acciaiato”, non sia proprio un utilizzo corretto della lingua italiana. E d’altronde non esiste altro termine che possa rendere l’idea del peso irreale che si percepisce negli avambracci quando sono oltremodo stanchi. Non vogliatecene se “vascolarizzato” non esalta allo stesso modo il concetto di “sensazione spiacevole” e di “immensa fatica”.