“Sghisare”: come recuperare mentre arrampichiamo

Tutti noi sappiamo cosa voglia dire ritrovarsi con le braccia doloranti a metà via, incapaci di stringere ulteriormente nessun tipo di presa. Assumendo varie espressioni diverse che cambiano anche a seconda della regione, “la ghisa” resta un concetto universalmente noto a tutti i climber. Capire il nostro livello di affaticamento, controllarlo e saperlo gestire, sono capacità che sviluppiamo con l’esperienza in falesia e che vanno acquisite esattamente come la tecnica.

 

 

 

Perché ci acciaiamo

 

Possiamo banalmente dire che la stanchezza ci porta a stringere di più le prese, ma in realtà si tratta di una sinergia di fattori, tra cui anche quello psicologico, che ci portano a stringere più del dovuto le prese. Se arrampichiamo contratti, sia perché abbiamo paura di cadere, sia perché ci sembra che di non avere “margine” sulle prese e che ci possano scappare da un momento all’altro, finiremo sicuramente per ritrovarci con gli avambracci doloranti. La regola numero uno è quindi arrampicare sempre nel modo più rilassato possibile ma sappiamo benissimo che, non appena usciamo dai gradi molto sotto al nostro limite, non è per niente facile.

 

 

Ad ogni via il suo riposo

 

Posto che se quindi stiamo provando un tiro non saremo sereni come quando prendiamo il sole in spiaggia, dobbiamo capire come recuperare. Le vie che definiamo “di continuità” ci aiutano molto in questa fase, essendo caratterizzate per definizione da sezioni intense intervallate da riposi buoni completi: questo ci porta quindi ad individuare questi riposi anche dal basso, oppure di puntarli come un “porto sicuro” mentre saliamo. In genere i riposi buoni ci permettono di staccare alternativamente una mano e poi l’altra, utilizzando alcuni accorgimenti che vedremo tra poco.

 

 

Le vie di resistenza alla forza invece non presentano molti riposi totali: ci portano quindi ad avere delle prese discrete ma sulle quali difficilmente riusciremo a fermarci accoppiando le mani. La soluzione sarà quella di recuperare mentre arrampichiamo, sciogliendo per un attimo la rigidità di braccia e spalle mentre ci muoviamo da una presa all'altra.

 

 

Le vie corte e boulderose non lasciano scampo: prendere fiato, partire molto velocemente ed arrivare alla catena il prima possibile. A volte qualche tallonaggio ci concede il lusso di un’inspirazione completa ed infatti il segreto di qualsiasi buon recupero passa per forza da un buon posizionamento dei piedi e quindi una posizione di forte equilibrio.

 

 

Come recuperare in un riposo totale

 

Quando abbiamo la fortuna di giungere almeno al primo “riposo buono”, dobbiamo ricordarci di respirare e rilassarci. Se ci fermiamo per un minuto intero ma comunque non ci sentiamo a nostro agio e continuiamo a stringere molto la presa, seppur staccando l’altra mano, non riusciremo a recuperare bene e cadremo subito dopo essere ripartiti. Il rilassamento dell’avambraccio parte dalla spalla e possiamo ottenerlo facendo dondolare il braccio verso il basso; il braccio con cui ci stiamo tenendo alla presa buona deve essere steso e rilassato; le dita devono avere una posizione più naturale possibile (a dita stese e non arcuate o semiarcuate).

 

 

Il G-Tox

 

Discorso a parte merita il G-tox, una tecnica proposta in origine da Eric Horst e poi ripresa anche dal Jollypower, con la quale alterniamo cinque secondi in cui teniamo il braccio verso l’alto ad altrettanti in cui lo teniamo verso il basso. In questo modo facilitiamo l’afflusso del sangue ai vasi sanguigni in entrambe le direzioni. Non è semplice padroneggiare al meglio questa tecnica perchè tenere il braccio verso l'alto può portarci ad un affaticamento della spalla.

 

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Come recuperare in una via di resistenza

 

Discorso diverso vale per le vie di resistenza, nelle quali non riusciamo a fermarci per recuperare a dovere. In questo caso, come dicevamo sopra, rallentiamo il ritmo dell’arrampicata, cercando di dare una scrollata alla mano mentre passa da una presa all’altra. In questo caso la difficoltà di combinare il rilassamento della spalla con il movimento che dobbiamo eseguire per arrivare alla presa successiva richiede molta pratica e concentrazione. Non è una vera e propria tecnica di riposo, ma una capacità di “decontrarre durante lo sforzo” che apprendiamo solo provando e riprovando, esattamente come proviamo e riproviamo i movimenti di una via.

 

 

Quanto rimanere nei punti di riposo

 

Nessuno ha una risposta a questa domanda, che è non solo estremamente soggettiva (in base al livello di forza ad esempio), ma che dipende anche dalla tipologia di via, da quanti metri ci mancano prima della catena e da molti altri fattori. La difficoltà nel sapere quando ripartire è maggiore quando ci troviamo ad un riposo totale: solo l’esperienza ci può venire incontro in una scelta che sia veramente efficace!