L’allenamento anti-glicolitico per l’arrampicata sportiva

I metodi di allenamento per l’arrampicata sportiva spaziano dalla forza esplosiva alla resistenza alla forza e per finire alla continuità, ma c’è una regola che accomuna tutti gli arrampicatori alle prese con il lavoro “a secco”: stremarsi è bello e fa sentire in pace con la propria coscienza.

 

 

La sensazione di devastazione a fine seduta ci fa compiacere di aver lavorato tanto e bene: ma alcuni studi che arrivano dagli Stati Uniti, e non proprio dell’ultimo momento, ci dimostrano come “spaccarsi” sia meno efficace del “dosarsi”. Non stiamo assolutamente parlando di allenarci meno, ma di allenarci meglio, concentrandoci sulla forza pura.

 

 

Del resto sviluppare principalmente la forza pura per far sì che tutti gli altri aspetti ne traggano beneficio, è un sistema di allenamento in cui, per esperienza, sono arrivati a credere tutti. Dal “There’s nothing like too much power” di Wolfgang Güllich, ai suggerimenti di Jerry Moffat recentemente usciti su Gimme kraft, dove afferma di non concludere mai una session di allenamento in stato di stanchezza estrema, il concetto è quello: un allenamento di qualità , ad alta intensità apporta risultati di migliori rispetto a un allenamento con molto volume e scarsa intensità.

 

 

Per allenamento anti-glicolitico infatti intendiamo, per non saper né leggere e né scrivere, un allenamento il cui obiettivo non è produrre ghisa (leggasi acido lattico) per riuscire a gestirla e sopportarla sempre meglio, ma evitare a priori di arrivare alla situazione estrema di non riuscire più ad andare avanti. E’ come dire che se hai più forza allora saprai anche resistere meglio alla forza, perché ogni passaggio che dovrai affrontare lo potrai superare con maggior margine e quindi sprecando meno energie.

 

 

E’ un po’ il principio di cui abbiamo parlato nel post “fare boulder per migliorare l’arrampicata in falesia”: se siamo abituati a fare boulder molto duri, a concatenare pochi movimenti ad altissima intensità, probabilmente riusciremo a trasformare molto bene questa forza anche su una via falesia (naturalmente dipende anche dalle vie), mentre è molto più difficile poter affermare l’inverso, ovvero che si possa trasformare un buon livello di continuità sui boulder.

 

 

Provare per credere: Daniele di DP Climbing ci mostra alcuni esercizi e test per sperimentare questo tipo di allenamento, il tutto come sempre guarnito con spiegazioni molto accurate di come reagisca il nostro corpo a questo tipo di stimoli.

 


Elena De Toffol arrampicata Valle Gesso

Elena De Toffol su un masso in Valle Gesso, foto di Federico Sibona




8 novembre 2018