Arrampicata, goal setting e confronti: intervista a Maddy del Team Lattice Training

Lattice Training è sempre un passo avanti per quanto riguarda gli studi approfonditi sull’allenamento specifico per l’arrampicata (abbiamo parlato qui anche del loro mega database sulla forza delle dita dei climber): ultimamente l’attenzione di Tom Randall e del suo team si è rivolta in modo particolare alle ragazze, creando anche il gruppo facebook Lattice Women Training.



La nostra attenzione è stata catturata in maniera particolare da alcuni post pubblicati sulla pagina di Lattice Training, dove Tom Randall affrontava insieme alla sua collega Madeleine Cope il tema dell’allenamento, della scelta degli obiettivi e della competitività tra le ragazze che arrampicano. Non abbiamo potuto attendere oltre, e abbiamo scritto a Madeleine.



Ciao Maddy, è davvero un piacere averti con noi! Prima di tutto parlaci un po’ di te e della tua collaborazione con Tom e con Lattice Training!


Ciao a voi! Sono un’arrampicatrice di Sheffield ed arrampico da circa dodici anni. Da piccola facevo molta danza quando sono andata ad arrampicare per la prima volta, mi sono totalmente innamorata di questo sport! Inizialmente facevo più che altro trad sulle scogliere inglesi: una delle prime cose che mi è piaciuta dell’arrampicata è stato il fatto di sentirsi così piccoli in un ambiente molto vasto, il che rappresenta un’esperienza molto umile ed importante per il nostro ego. Questo è anche il motivo per cui non ho più abbandonato l’arrampicata! Con gli anni ho poi fatto sia trad che big wall, arrampicata in falesia e bouldering.



Cosa ti ha conquistato dell’arrampicata e come sei cresciuta all’interno di questo sport?


Un grande punto a favore di questo sport è la combinazione di sfide tanto fisiche quanto mentali. Ho iniziato facendo trad, una disciplina dell’arrampicata che viene spesso considerata pericolosa, ma in realtà trovo che questa definizione abbracci tutte le forme di scalata. La sfida mentale infatti non è tanto collegata alla paura di cadere e farsi male, ma alla paura di “fallire” e al saper gestire le aspettative che abbiamo verso noi stessi.


Come arrampicatrice le esperienze che mi hanno segnata di più sono la salita in libera di Freerider sull’El Cap, i due 8c di Bat Route e Mind Control e Prinzip Hoffnung. Ho iniziato ad allenarmi specificamente per l’arrampicata dopo un infortunio alla spalla (sono caduta non arrampicando, ma scendendo le ripidissime scale delle case di Sheffield!!) e dover riguadagnare il livello di forza che avevo è stato un processo che mi ha appassionato molto.



Come abbiamo detto nell’introduzione, abbiamo notato un crescente interesse per l’argomento “ragazze ed arrampicata”: abbiamo visto alcuni post di Jule Wurm in cui affrontava il tema della competitività nella sua carriera e poco dopo abbiamo visto su Instagram il dibattito tra te e Tom Randall sullo stesso argomento. Possiamo dire che sia un atteggiamento assolutamente normale e è vissuto in qualche modo da tutti?


Sì, credo che possiamo liberamente dire che il confronto sia un processo assolutamente normale, che serve a collocarci nel posto giusto tra le varie esperienze che facciamo. Quando usciamo di casa la mattina non pensiamo: “oggi ci sono dieci gradi, meglio mettere una giacca”, piuttosto diciamo: “oggi fa più freddo di ieri, dovrei mettere una giacca più calda”.


Ovviamente questo processo va al di là delle condizioni meteo, ma è sempre presente anche nei nostri riferimenti in arrampicata. Spesso ci concentriamo sugli aspetti negativi dei confronti e della competitività, ma non c’è nulla di solamente negativo in questo: è un processo per cui misuriamo somiglianze e differenze. Capire il lato utile del confrontarsi con gli altri o con noi stessi può dirottare l’atteggiamento negativo in un nuovo schema di allenamento o in qualcosa da cui possiamo trarre beneficio. Non dimentichiamoci che spesso, quando facciamo confronti in arrampicata, ci fossilizziamo sulle nostre debolezze senza tenere conto dei punti di forza. Dobbiamo tenere a mente le nostre qualità all’interno di un quadro totale.



Come possiamo dirottare l’atteggiamento negativo nello specifico della nostra arrampicata?


Se vogliamo arrampicare una via, ci succede di confrontarci con chi l’ha già salita in modo da trovare i nostri tasselli mancanti per riuscire a salirla ed allenarci in quell’ottica. Possiamo anche confrontarci con il “noi stessi” di prima, e questo succede soprattutto quando ci si allena. Se riusciamo a rimanere obiettivi con il nostro livello complessivo, possiamo davvero migliorare come arrampicatori. Ognuno di noi poi vive questo processo in modo diverso: alcuni si concentrano sulle prestazioni degli altri, altri sui numeri ed altri ancora sull’aspetto fisico. Il punto è capire con chi ci confrontiamo ed in che modo e come questi confronti si rapportano con gli obiettivi che ci poniamo.



Quindi diversi modi di vivere questo aspetto ed altrettanti modi di superare la fase negativa per farne un processo costruttivo…

 

Esatto, alla fine siamo tutti individui e, anche se tutti facciamo confronti, non sarebbe corretto dire che il meccanismo mentale è sempre lo stesso. Se tutti ne siamo consapevoli, sarà più facile non lasciar diventare deleteri questi pensieri e non interpretarli come un aspetto negativo dello sport. Anche i social nascondono spesso il negativo delle cose, filtrando tutte le immagini e i video e lasciandoci vedere solo perfomance esemplari: questo non ci aiuta ad essere obiettivi e ci porta a pensare di essere gli unici a spingerci verso il confronto continuo con gli altri.


Nello specifico delle ragazze, è assolutamente importante sottolineare che gli ormoni influenzano il nostro atteggiamento mentale nel corso del mese e che esserne consapevoli può esserci di grande aiuto. Alcuni sentimenti negativi possono sorgere da “non sappiamo neanche noi cosa”: se semplicemente iniziassimo a sentirci libere di parlarne ed a capire da dove derivano, forse vivremmo con più serenità queste fasi di alti e bassi.



Cosa ci consigli in merito al fatto di pianificare degli obiettivi in arrampicata? A volte rischiamo di porci dei traguardi inarrivabili per voler essere performanti con gli altri!


Credo che dobbiamo cambiare la modalità da “essere i migliori” a “fare del meglio per il nostro livello”. In questo modo ci poniamo degli obiettivi basati sulla nostra motivazione, considerando le nostre personali esperienze in arrampicata, capendo veramente che il raggiungimento di un nostro obiettivo è un processo molto personale. Essere obiettivi significa sapere come ci muoviamo su un certo tipo di arrampicata, qual è lo stile dove andiamo meglio ed essere sinceri sul tempo che possiamo investire sul progetto e sull’allenamento. Essere realistici non vuol dire necessariamente che riusciremo, ma ci dà la motivazione giusta per dare tutto. Se ci poniamo degli obiettivi molto grandi, dobbiamo cercare di porci nel frattempo anche degli obiettivi intermedi.


Se ci concentriamo sulle motivazioni che ci spingono a provare una via o un boulder, diventa più facile godersi il processo più che l’obiettivo in sé: spostare il focus dall’obiettivo al processo col quale lo raggiungiamo ci aiuta a vivere in maniera positiva e costruttiva l’arrampicata. Poi ovviamente una parte di frustrazione quando si prova qualcosa resta: fa parte della natura della sfida!


 

Vi lasciamo con un interessante video sull'allenamento per l'arrampicata con un focus sulle atlete femminili: non perdetevi anche gli altri video di Lattice Training!

 

 

 

Mind control credist Hazel Findlay

Mind Control, credits Hazel Findlay






11 settembre 2020