Intervista a Pete Whittaker: Crown Royale, l’arrampicata trad ed i suoi rischi

Mai come oggi il mondo dell’arrampicata è stato caratterizzato da una contaminazione tra discipline diverse, tra stili che solo una decina di anni fa si pensava che dovessero prendere strade totalmente indipendenti tra loro. Ce lo racconta anche Alessandro Lamberti nel capitolo “Lo sport bouldering” del Jollypower vol.2: qualche anno fa, solo in pochi avrebbero immaginato che gli appassionati di boulder non avrebbero di tanto in tanto disdegnato qualche multipitch e che magari qualche falesista si sarebbe avvicinato al ghiaccio.

 

 

Pete Whittaker climbing on Lamb of God 5.14, credits Tom Randall

Pete Whittaker climbing on Lamb of God 5.14, credits Tom Randall

 

 

In questo universo verticale che cambia, e proprio per questo motivo cresce, sono sempre meno gli “specialisti” delle singole discipline (esulando dal “mondo gare”, si intende), soprattutto tra i giovanissimi. Le eccezioni naturalmente ci sono: il mondo dell’arrampicata trad ci fornisce alcune di quelle più significative. Qui, dove l’esperienza necessaria per ottenere grandi risultati è un elemento imprescindibile, acquisire una consapevolezza sempre più precisa delle proprie capacità e dei propri limiti diventa una priorità assoluta e richiede tutta la nostra dedizione.

 

 

Pete Whittaker è, oggi più che mai, il re indiscusso del trad: e “regale” è anche la sua ultima via trad liberata in Norvegia – Crown Royale, appunto – una linea estrema sia per la difficoltà che per la sua lunghezza, considerata che è stata salita come se fosse un “normalissimo monotiro di cento metri”. Crown Royale è infatti l’unione di due vie già esistenti, che Pete aveva salito nei suoi precedenti viaggi in Norvegia. Per riuscire a salirla in questo stile ha utilizzato una corda da 80 metri, per poi slegarsi nella parte finale e arrampicare in free solo gli ultimi venti metri. E, non in ultimo, la via è stata gradata 9a, definendola di fatto come una delle vie trad più dure al mondo. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare com’è andata questa salita pazzesca.

 

 

(c) Patagonia _ Andrew Burr

(c) Patagonia _ Andrew Burr

 

 

Ciao Pete, è un piacere averti nel nostro blog! Prima di tutto, come stai e dove sei adesso?

 

Grazie! Sono quasi alla fine di un viaggio di arrampicata negli Stati Uniti. Ho ancora qualche giorno prima di tornare a casa per l'inverno.

 

 

Abbiamo tutti letto su internet la notizia della tua recente First Ascent di Crown Royale "la king line" del Profile Wall a Jossingfjord. Come abbiamo già detto nell'introduzione, si tratta di una connessione tra due linee esistenti, con un conseguente passo di 100 metri di lunghezza. Hai pensato di provarlo come singolo tiro fin dall'inizio o dopo esserti reso conto che ci sarebbero state delle difficoltà nell'assicurazione o nella gestione della corda?

 

Sì, era sempre stata mia intenzione salire tutta la linea. L'unico motivo per cui l'ho scalato in due tiri più corti è stato quello di lavorare le diverse sezioni per riuscire a concatenare la via nella sua interezza. In realtà la gestione delle corde alla fine non è stato un problema, a parte una breve traversata verso destra la linea è principalmente diritta. Il peso della corda in cima è effettivamente molto elevato, ma l'arrampicata diventa sempre più facile, quindi è decisamente gestibile. 

 

 

Credits Mike Hutton

Credits Mike Hutton

 

 

Hai salito l'ultima parte senza protezione della corda: l'idea del free solo ti è sempre sembrata buona e razionale, o è stata una scelta obbligata?

 

La parte della via dove mi sono slegato e ho continuato in solitaria verso la cima è stata molto facile, ma veramente facile. L’ho sempre progettata così e non ho avuto problemi. Ho fatto qualche via in free solo in passato, quindi non mi è sembrato un grosso problema farlo qui, sul facile. 

 

 

Quindi, avevi provato l'ultimo tratto in free solo altre volte oltre al "tentativo buono"? 

 

Come detto sopra, la parte in cui ho arrampicato senza corda era veramente facile, non rappresentava assolutamente un problema. Naturalmente avevo già provato e salito quella sezione e sapevo cosa mi aspettava.

 

 

In altre interviste su Crown Royale, hai detto che lo stile di questa via è 50% pura arrampicata in fessura e 50% arrampicata su parete verticale: hai trovato questo stile anche in qualche altro posto del mondo o è veramente qualcosa di unico nel suo genere?

 

Sì, è corretto, l’arrampicata è divisa equamente tra i due stili. Può tornare utile sia essere avere un buon livello nell’arrampicata più classica che nell’arrampicata in fessura. Trovo, ad esempio, che sia uno stile molto diverso dalle fessure nette degli Stati Uniti, che richiedono incastri di ogni tipo. Allo stesso tempo però trovo che sia uno stile che possiamo trovare abbastanza facilmente in tante vie trad che si sviluppano sul granito, dove c’è una combinazione dei due stili di arrampicata. Non penso che sia una caratteristica unica del Profile Wall.

 

 

(c) Patagonia _ Andrew Burr (2)

(c) Patagonia, Andrew Burr

 

 

Considerando la lunghezza straordinaria della via, ci immaginiamo che sia un test niente male sulla resistenza, ma anche una notevole battaglia mentale: come hai gestito quest’ultimo aspetto della via?

 

Le mie strategie sono due. La prima è il ritmo, cioè muoversi sempre velocemente ed efficacemente attraverso le sezioni dure, ma allo stesso tempo riconoscendo quando è il momento di rallentare e recuperare energie, per evitare di esplodere. La seconda è il respiro; la salita è lunga e respirare bene è l’unico modo per rilassarti, per restare concentrato e mantenere ovviamente una buona ossigenazione per tutto il tempo in cui sei in parete.

 

 

Nelle settimane passate abbiamo anche visto il video Lords of Trad, dove ti abbiamo visto definire l’arrampicata trad in Repubblica Ceca “hardcore”. Come riesci a sostenere uno stile di arrampicata così delicato, dove cadere non fa parte dei piani? Ti sembra che questo porti a cambiare anche la percezione dei tuoi limiti personali?

 

Sì, in posti come la Repubblica Ceca non puoi permetterti di cadere spesso. Credo che sia estremamente importante avere un’ottima consapevolezza delle tue capacità, forse è l’aspetto più importante. Sapere cosa sei in grado di fare e quali sono i tuoi limiti e non essere intimorito dall’idea di fare un passo indietro – se necessario – è ciò che ti tiene al sicuro. Un arrampicatore può arrivare a questo livello di consapevolezza solo facendo tesoro delle esperienze passate.

 

 

E noi invece parliamo di futuro! Sarai di nuovo in partenza prossimamente?

 

Sto giusto arrivando al termine di questo viaggio, quindi mi prenderò un po’ di tempo per riposarmi a casa durante l’inverno e prepararmi per la primavera! Ho dedicato gli ultimi mesi ai miei progetti, e questo può richiedere molte energie mentali; ogni tanto è necessario anche riposarsi per evitare di esaurirsi.

 

 

Grazie Pete, a presto!