Tre usanze passate di moda tra climber

L'arrampicata evolve e coinvolge sempre più persone, creando molto spesso delle tendenze che, come si dice ai giorni nostri, diventano "virali". Una delle più recenti e colorate è ad esempio quella dei calzini a tinte vivaci (e spaiati) che richiama anche uno stile un po' retrò dei tempi dell'arrampicata "fluo". A metà strada tra moda e "ragioni di necessità", abbiamo voluto ripescare dai nostri ricordi dell'ultimo decennio tre aspetti o usanze dell'arrampicata che ora esistono sicuramente in quantità minore, sia per la crescente innovazione di scarpette e materiali, che per un "ricambio generazionale" che porta con sé una ventata di cambiamenti.

 

 

Infilare le scarpette con il sacchetto di plastica

 

Non troppi anni fa, ovvero quando la tendenza a comprare scarpette molto strette era ancora largamente diffusa (forse anche per un'ergonomia delle scarpe ancora lontana dalla precisione a cui siamo abituati ora), era buona norma infilarle aiutandosi con un pezzo di plastica, ad esempio di un sacchetto della spesa. Il ritaglio di plastica veniva messo tra il tallone e la scarpetta, facendo scivolare così con un'illusione di maggiore flessuosità il piede quantomeno nella parte posteriore della scarpetta.

 

Questo capitava nello specifico con scarpette nuove, ancora molto rigide e dove il piede faticava a scivolare dentro: i tiranti posteriori, le linguette elastiche ed una maggiore consapevolezza sul numero giusto da acquistare hanno portato sempre meno arrampicatori ad utilizzare questa pratica per i primi dolorosi utilizzi e sempre meno sacchetti di plastica ad essere ridotti in brandelli (valevano anche le buste in plastica della magnesite in polvere).

 

 

 

Nastro sulle caviglie (arrampicata in fessura)

 

Anche in questo caso le tecnologie sui materiali e sulle forme delle scarpette hanno portato sempre meno climber dediti all'arrampicata in fessura a doversi nastrare le caviglie. Come raccontano Tommy Caldwell ed Alex Honnold nel recente video di presentazione delle TC Pro Olive, quella che era una necessità per resistere al dolore degli incastri, è stata magistralmente superata grazie alla nuova forma delle scarpette, che hanno una specifica protezione sui malleoli. Ovviamente in questo caso è difficile parlare di un'abitudine passata di moda, mentre sarebbe più corretto dire che si tratta di una scelta obbligata, esattamente come il nastro sul dorso delle mani, che ancora oggi possiamo vedere su chiunque pratichi questo tipo di arrampicata con dei modelli di scarpette dal taglio molto basso.

 

 

I raduni "Invitation Only"

 

Ammettiamo in questo caso di non avere dati sufficienti per poter dire con sicurezza totale che non esistano più i raduni di boulder, o anche in falesia, "ad inviti", ma sicuramente noi non ne abbiamo più sentito parlare. Si trattava di solito di giornate in falesia o in aree boulder magari ancora poco conosciute, dove chi aveva chiodato o pulito l'area invitava un selezionato gruppo di arrampicatori per provare tutti insieme nuove linee o valutare le difficoltà in ottica poi di un'apertura ad un pubblico più vasto.  Il raduno "Invitation Only" andava molto a braccetto con il "Secret Spot", quell'area nuova di cui tecnicamente nessuno sapeva nulla, ma dove poi ogni weekend finivano immancabilmente almeno una ventina di persone ad arrampicare.