I cinque pensieri più comuni mentre cadi su una via

Sei sul passaggio chiave della via, sei concentrato, tutto procede per il meglio; ma, come già successo altre quindici volte il piede scivola, la mano si apre, la testa si distrae. E’ un attimo e ti ritrovi appeso alla corda con nient’altro in mano che, mettiamola così, un forte disappunto. Tolto il vasto elenco delle “scuse”, ecco cinque frasi che tutti abbiamo pensato cadendo sul crux della via che stiamo provando, a volte anche concatenandole tutte insieme.

 

 

Per ovvie ragioni non possiamo scendere nel profondo dei vari dialetti, e quindi ci atteniamo ad una traduzione civile e garbata.

 

 

5 – “Ma poi fondamentalmente questa via neanche voglio farla”. Narrava Esopo, tanti ma tanti anni fa, che una volpe, non riuscendo a raggiungere il grappolo d’uva tanto desiderato, se ne andasse via stizzita, sostenendo che l’uva non fosse poi neanche tanto buona. Ed eccolo qui, il nostro amico climber (perché a noi in prima persona non è assolutamente MAI successo) che tenta di convincere amici, parenti e fidanzati/e presenti in falesia dell’assoluta irrilevanza di questa via nella sua vita. Tanta è la sua collera che nessuno osa fargli notare la sveglia alle 6, le due ore di macchina, i dieci euro di autostrada (stime naturalmente molto approssimative) per recarsi in massa in quella specifica falesia sotto sua specifica richiesta (ed anche con una certa insistenza).

 

 

4 – “Levo tutto e vado a casa”. Come dicevamo, a volte pensiamo queste frasi tutti insieme e senza prendere fiato, quindi questa può essere considerata la degna conclusione della frase precedente. Molto spesso viene pronunciata con tono imperativo e tempestivo, per cui l’assicuratore è già pronto ad assicurarlo per il resto della via, salita malamente e con poca eleganza solo per arrivare in sosta, fare manovra e togliere i rinvii scendendo. Da una parte forse l’assicuratore ci spera che questa volta dica sul serio. Ma invece no. Un inaspettato cambio di programma, sovente riassunto con un: “Cala!” (il “per favore” lo aggiungiamo noi), ci fa presagire che anche oggi finiremo con la frontale, le tenebre e l’umido che incombe per fare i restanti ventotto giri di routine sulla via.

 

 

3 - “Ma perché io non la trovo mai una via facile?”. Quando sei stanco, provato mentalmente e fisicamente e ti sembra di non avere mai una gioia dalle falesie che ti circondano, ti tornano alla mente tutti quei tuoi amici che, nel corso degli anni, ti hanno parlato di vie gradate generosamente, di vacanze passate a segnare vie sul quadernetto, di meriti che non volevano prendersi. Ed è vero che tu sei alla ricerca costante della soddisfazione vera, di quella sudata, ma diciamocelo: ogni tanto una via honoris causa, o come premio per l’impegno dimostrato nel provarla, potrebbero anche darcela.

 

 

2- “Potevo essere un campione del nuoto, e invece sono qui a perdere tempo attaccato ad una roccia”. Tutti noi abbiamo una “carriera sportiva B” che abbiamo lasciato da parte per dedicarci anima e corpo all’arrampicata, o che comunque non abbiamo seguito in nome di altri mutevoli interessi. Forse da piccoli l’insegnante di motoria aveva assicurato ai nostri genitori che avevamo un dono per le arti marziali, e hai un vago ricordo dell’istruttore di nuoto che consigliava ai tuoi genitori di portarti a fare delle gare. Chi lo sa: avremmo potuto essere campioni di snowboard, ballerine della Scala di Milano, surfisti abbronzati. E invece no, continuiamo - testardi ed ostinati - ad accanirci nelle nostre solite falesie all’ombra.

 

 

1- "Il prossimo weekend dormo". Hai presente il mental training, i lavori sull'autostima, sulla previsualizzazione - con esito positivo - della via e di tutti i suoi passaggi chiave? Ecco, tutta questa bella routine viene cancellata in un nanosecondo dalla veemenza della nostra rabbia autoindotta; e tutto ciò che riusciamo a visualizzare è un weekend alle terme. Anzi guarda, spero anche che piova.