Sandbag: quando una via non è come te la aspetti

Alcune parole inglesi relative al mondo dell’arrampicata sono semplicemente intraducibili, se non con qualche forma dialettale che varia di regione in regione. Eppure basta ricreare un’immagine per fare in modo che tutti gli arrampicatori si identifichino immediatamente. Stiamo parlando del "sandbag".

 

 

Non ti trovi nella tua falesia “di casa”, probabilmente sei in vacanza o in modalità esplorativa in un settore nuovo. Sei a metà di una via di arrampicata sportiva. Ti hanno assicurato che fosse molto bella, o hai letto sulla guida un grado che bene o male puoi gestire senza troppi problemi. Sei partito già molto male sin dai primi spit, ma hai cercato conforto ipotizzando che ci fosse giusto una sezione dura lì in partenza (come succede in molte falesie old school dove, oltretutto, i primi spit hanno distanze siderali).

 

 

 

Sei talmente in difficoltà sia nel proseguire che nel tornare indietro che ti balenano alla mente le ipotesi più assurde, come ad esempio queste sette.

 

 

Wild Climb

 

 

Forse sono su un 8c di fianco alla via che volevo provare

 

Forte delle sue competenze tecniche ed anni di allenamento, inizialmente l’arrampicatore alle prese con una via “impossibile” si rifiuta di accettare il dato di fatto e di ammettere la difficoltà su un grado “fattibile”. Cerca, alla sua destra ed alla sua sinistra, la “presa chiave” che gli confermi di essere sull’itinerario sbagliato, proseguendo poi con una delle successive affermazioni.

 

 

C’è un errore di stampa sulla guida

 

Minimo minimo hanno scritto 6b* ma volevano scrivere 6c. E comunque un 6c di quelli duri (*constatazione che si può adattare a qualsiasi grado e sfumatura di difficoltà). O magari sarà 6b se fai l’8a.

 

 

Non ci sono le prese

 

Che sia la via giusta o che non sia la via giusta, la realtà è una sola: non ci sono le prese. Solitamente a questo punto (con molta probabilità siamo fermi all’ultimo rinvio piazzato) partono le disquisizioni storiche sulla conversione tra i gradi di arrampicata, sulle placche di Fontainebleau e sulle vie dello Yosemite. Nella speranza che far passare un po’ di tempo possa generare una tacca netta davanti a noi.

 

 

Ben Neilson BD

 

 

Ah stai tranquillo che i tiri duri non li gradano mai stretti così

 

Così dice parlando con l’assicuratore, con quello che di fianco a lui sta tentando di salire una via con un minimo di concentrazione o con il nodo del proprio imbrago e meditando di mettere le mani su Biographie per capire se sia poi così tanto diversa.

 

 

Non faccio mai più una scheda

 

Quando le trazioni nulla possono rispetto a un muro verticale o ad una serie di svasi lisci come la Fontana di Trevi, il pessimismo prende il sopravvento. Ed è qui che invece degli obiettivi a corto, medio e lungo termine ed un’analisi accurata degli aspetti su cui lavorare, iniziamo a pensare ad alternative più costruttive per utilizzare le ore che dedichiamo di solito all’allenamento. Ma in linea di massima verso sera abbiamo già cambiato idea, e ci ritroviamo a sfogliare il nostro libro preferito (Jollypower o Train ovviamente).

 

 

Chi è, già, che me l’aveva consigliata?

 

Eri andato a mangiare una pizza con altri amici arrampicatori prima di venire in questa falesia, e qualcuno ti aveva nominato questa via, tant’è che appena l’hai vista, hai deciso di provarla. O forse ti aveva detto di NON provarla? Che confusione. Ma poi perché sono venuto in vacanza?

 

 

 Ma perché arrampico?

 

Concludiamo la trilogia dei “perché” del sandbagging con la domanda che tutti ci siamo fatti in quei momenti in cui hai il polpaccio che trema, la presa che scivola ed in testa una sola frase: “non arrampico mai più”. Con le varianti sul tema: "non mi scaldo mai più" e "non provo mai più una via che mi consigliano".

 

 

E a proposito: un sandbag è una via il cui grado è pesantemente più basso del reale, che provi a cuor leggero e che ti fa pentire amaramente di aver passato la corda nei primi spit.