I tratti distintivi di un climber “pro”, ovvero sette aspetti su cui migliorare

Quante volte ci siamo ritrovati seduti sul materasso della palestra a guardare con profonda ammirazione un arrampicatore più esperto di noi salire su un boulder con grazia e leggiadria? Assorti nella nostra contemplazione, abbiamo cercato di carpire i segreti che accomunano i migliori climber che vediamo in palestra: e noi di Oliunìd siamo qui pronti a svelarti alcuni dei loro tratti distintivi (disclaimer: sono ottimi aspetti su cui tutti noi possiamo attivamente lavorare!).

 

 

Christian Adam BD

 

 

Il passo felpato

 

Non c’è niente da fare: anche quando cerchiamo di fare del nostro meglio per sfoggiare la nostra arrampicata più elegante, sembra sempre che - per qualche strano motivo - stiamo cercando di tirare giù la parete a calci. L’arrampicatore “pro,” al contrario, sale silenziosamente, discreto e senza indugi. La prova del nove ne è l’usura delle scarpette: nella parte superiore della tomaia per i “beginner”, nella suola proprio sotto la punta del piede per gli esperti.

 

Per migliorare questo aspetto possiamo quantomeno esercitarci ad avere un’arrampicata fluida sui passaggi per noi facili (ripetendoli molte volte), dove la nostra concentrazione non è carpita dal raggiungere la presa successiva, ma solo dalla qualità dell’esecuzione del movimento. Un altro esercizio che possiamo fare per migliorare il posizionamento dei piedi e per avere un'arrampicata "pulita" può essere quello di disarrampicare molto: questo ci obbliga ad osservare bene gli appoggi ed a muoverci con attenzione. Infatti non dobbiamo mai dimenticare una regola fondamentale: per mettere bene i piedi, dobbiamo mantenere l’attenzione, e quindi anche lo sguardo, sul punto esatto dove andremo ad appoggiare i nostri micromillimetri di suola di scarpetta, anche se nove volte su dieci, guardiamo in alto, verso la fine delle nostre fatiche.

 

 

La lettura del blocco

 

Se noi contempliamo assorti i climber che sembrano riuscire a salire ovunque senza sforzo (e ti assicuriamo che così non è), possiamo stare certi che loro studieranno con la stessa concentrazione i passaggi che intendono provare. Se c’è un tratto distintivo tra chi arrampica da poco e chi arrampica da molto, è quello di guardare solo le prime prese, o meglio ancora gli spostamenti delle mani nel primo caso; studiare a fondo il passaggio nella sua interezza nel secondo caso. I climber che hanno anni di esperienza sulle spalle immaginano non solo come saranno i movimenti delle mani, ma anche a quale punto del blocco servirà un determinato appoggio per i piedi, a quale angolazione si terranno meglio le prese e, per farla breve, i movimenti nella loro totalità. Un esercizio che serve in primis ad economizzare energie, tentativi e pelle.

 

 

Christian Adam BD

 

 

Boulder in sezioni

 

Se vedi un arrampicatore salire per metà muro praticamente a caso e poi agganciarsi alle prese di un determinato boulder, molto probabilmente si tratta di un climber che frequenta le palestre già da qualche anno. Quando un arrampicatore di alto livello vuole provare un boulder particolarmente difficile, si comporta come quando ci si trova sulla roccia: lo scompone in sezioni più piccole, anzi in singoli movimenti, e li prova isolandoli dal resto del boulder. Quindi sale mezzo bianco, due prese del verde e poi prova l’accoppio impossibile del boulder nero. Una volta che sarà riuscito a dominarlo e a farlo scendere sotto alla linea del limite assoluto, proverà tutti gli altri movimenti, senza sprecare troppe energie nel provarlo sempre dall’inizio.

 

 

La memorizzazione

 

Mentre sembra che i pannelli con i led luminosi siano stati ideati apposta per noi che potremmo avere difficoltà a ricordare le prese anche con delle frecce luminose al neon, gli arrampicatori esperti memorizzano molto velocemente. E non solo i movimenti del boulder che stanno provando, ma anche quelli di tutti gli altri passaggi della palestra che sono stati tracciati nell'ultimo anno solare. La cosa sorprendente è che hanno la stessa capacità di memorizzazione anche per tutti i passaggi di quasi tutte le vie che hanno salito in falesia, potendoti svelare il modo migliore per superare crux o moschettonaggi difficili di vie che hanno salito un numero pazzesco di anni fa. Come allenare la memorizzazione? Praticando la memorizzazione.

 

 

 

 

Go for it!

 

Meccanizzate le singole sezioni, l’arrampicatore si concentra e parte per il tentativo, dando il tutto per tutto: raramente salta giù scuotendo la testa perché “già sa” che il lancio è troppo lontano o che non vale la pena procedere per svariate ragioni. L’arrampicatore esperto o chiude il boulder o cade.

 

 

Saper aspettare di aver recuperato

 

Nel caso in cui non sia riuscito nel tentativo buono, cerca di non farsi prendere dalla foga o dall’orgoglio ferito ed evita di ripartire “a bomba” sullo stesso boulder. Come un monaco zen, attende di aver recuperato un ritmo cardiaco e respiratorio “normale” e riparte solo quando sa di aver di nuovo le energie necessarie per un altro tentativo alla “o la va o la spacca”.

 

 

 

 

L'intuizione

 

Ti è mai successo di provare un boulder con una sequenza totalmente sbagliata, per poi vedere come un arrampicatore più esperto si approcciasse subito con la metodologia corretta? Di solito il nostro commento è: "ah, non ci avrei mai pensato". Certo, è una questione di esperienza in sé, per cui vale l'equazione: più ne provi, più acquisisci le conoscenze per poter immaginare da subito la sequenza corretta, e molto dipende anche da quanto margine hai su quello standard di difficoltà. Ma, come spesso accade, possiamo velocizzare questo processo con alcuni esercizi, che possiamo fare anche a fine serata quando siamo stanchi.

 

Fermiamoci ad osservare dei boulder per noi anche molto difficili ed inarrivabili, quelli che di solito neanche prendiamo in considerazione, e proviamo ad immaginare come potrebbe essere "la soluzione", oppure dove potrebbe nascondersi il passaggio più ostico. Questo esercizio è ottimo soprattutto se riusciamo a cambiare spesso palestre dove allenarci, o meglio ancora, sperimentare tracciature diverse. E se poi qualche magnanimo arrampicatore ci vuole dare la prova degli effettivi movimenti per arrivare al top, meglio ancora!