Sette modi per evitare i lanci in arrampicata

È vero che in arrampicata tutto si può allenare ma, come si dice tra meno-giovani, arrivati “a una certa” è difficile recuperare punti a proposito di coordinazione e dinamicità. Ecco perché, a differenza dell’arrampicata più tecnica su tacche, quando si tratta dello stile un po’ più “giovanile” e da gara ci sono due opzioni: o ti viene naturale prendere rincorse ed atterrare in ambio, oppure vivi fingendo che quei boulder (soprattutto in palestra) semplicemente non esistano.

 

 

I lanci, che sono alla base di questo stile, vivono raccogliendo gli stessi pareri ambivalenti: da una parte divertono (soprattutto quelli a cui riescono particolarmente bene), e dall’altra creano barilate di disapprovazione. Se anche tu cerchi di evitarli con nonchalance, ti diamo sette suggerimenti per un aggiramento rapido e, speriamo, efficace.

 

 

Black Diamond Cris Adams

 

 

Bloccaggi furiosi

 

La prima grande alternativa al lancio è il bloccaggio: se al jump box preferisci sempre e comunque un trave o una sbarra per allenare le trazioni, questa è indubbiamente la soluzione che fa per te. Prova sempre e comunque a bloccare furiosamente, allungati più che puoi e cerca di risolvere nel più statico dei modi possibili un passaggio dinamico per definizione.

 

 

Piede-mano

 

Molto collegato al primo consiglio, richiede - parallelamente ad una dose extra di forza nelle spalle e nelle braccia - anche una certa mobilità delle anche che non tutti possono vantare. Se però hai la prerogativa di essere particolarmente sciolto/a, pratichi yoga o hai un background sportivo che preveda la spaccata come movimento di base, provare a fare mano piede sulla presa di partenza del lancio può regalarti grandi sorprese. A patto di riuscire poi a caricare il piede, e decollare

 

 

Tallonaggi

 

A meno che tu non stia lottando per essere chiamato alle prossime Olimpiadi di Parigi, difficilmente un piede-mano potrà risolverti la vita (ci mettiamo nel gruppo) se hai entrambe le mani su una presa unica. Può andarti bene se devi fare un lancio partendo da due prese ad altezze diverse, ma può diventare mistico se sei accoppiato su una ronchia. In questo caso molto molto meglio il tallonaggio con conseguente “ribaltamento” sul presone, che verrà poi schiacciato di petto e tricipiti (come quando esci dalla piscina con estrema possenza). Fisicità non indifferente richiesta.

 

 

 

Prese intermedie

 

Quello delle prese intermedie è un vecchio trucco che risale soprattutto ai tempi in cui l’arrampicata sulle microtacche era il pane quotidiano per moltissimi climber. In quante gare – magari amatoriali – abbiamo visto disputarsi l’esito di una finale su una strizzatina di “fessura tra i pannelli” della struttura? Anche se oggi come oggi in gara è tutto “ben calcolato”, sulla roccia vale sempre la possibilità di cercarsi una microtacca che nessuno ha mai considerato, un quarzino da tenere solo quel piccolo attimo che ti serve per tirarti un po’ più su e raggiungere la presa successiva. Con controllo ed eleganza.

 

 

La mega compressione

 

Mai compressione fu più celebre di quella eseguita l’anno scorso da Stefano Ghisolfi nella tappa di Coppa del Mondo Lead di Briançon dove, ad uno scivolamento di un piede, è riuscito a comprimere il più liscio e verticale dei volumi per riposizionarsi come se nulla fosse. E così, se lanci ma non la prendi, non demordere: puoi sempre schiacciare la parete per rimanere ancora un attimo agganciato e completare con eleganza il movimento.

 

 

La lettura del blocco

 

In che modo una lettura perspicace del boulder ci può aiutare ad affrontare meglio il lancio? Evitandolo e passando al boulder successivo.

 

 

Black Diamond Chris Adams