Cinque luoghi comuni sull’arrampicata sportiva

Come per tutti gli sport anche l’arrampicata è soggetta ad alcune interpretazioni erronee circa la sua natura; ne vediamo giusto alcune per chiarire qualche aspetto lungamente dibattuto.



5- Per arrampicare bisogna avere solo forza nelle braccia. Non saremo sicuramente noi a dire in questa sede che un arrampicatore ha poca forza nelle braccia, ma siamo ormai tutti d’accordo nell’affermare che l’arrampicata resta uno skill sport dove, unitamente alla forza di bicipiti, trapezi e deltoidi vari, dovremo avere coordinazione, tecnica, fluidità e indubbiamente una buona spinta nelle gambe. Con le nuove tracciature molto fisiche e di coordinazione, il fisico dell’arrampicatore che si allena molto in palestra è tra i più bilanciati e completi in assoluto, dove i muscoli delle gambe restano gli artefici del grosso del lavoro di spinta.



4- Chi è alto è avvantaggiato. Nove arrampicatori su dieci sotto il metro e sessantotto dichiarano di aver pronunciato questa frase almeno una volta nella vita. Sì, un arrampicatore alto può essere avvantaggiato sulle placche e sui cosiddetti movimenti “morfologici”, dove un arrampicatore basso deve fare un triplo salto carpiato per raggiungere la stessa presa che lui tocca con i piedi immobili. Ma su molti passaggi in tetto e in tutte quelle situazioni dove gli appoggi per i piedi sono molto vicini alle prese per le mani, come possono essere delle sit start molto compresse, un arrampicatore alto sarà in estrema difficoltà.



3- In una via difficile le prese saranno minuscole. Al di là del grado generalmente preso in questione quando sentiamo affermare questa frase, è un’idea molto comune che giustamente qualcuno che non pratica questo sport può farsi. La difficoltà di una via non è però data solo dalla grandezza delle prese ma anche da altri fattori come l’intensità dei passaggi, la possibilità di riposare e soprattutto l’inclinazione della parete. Certo su Biographie di ronchie se ne vedono poche, ma molte vie che richiedono una continuità estrema hanno di tanto in tanto delle prese molto più grandi di alcuni 6a o 6b storici in placca.

 


2- Se a fare boulder cadi da in alto, ti puoi fare molto male. Non ci sarebbe nulla da obiettare, non fosse che quello che è difficile comunicare a chi sta facendo le sue prime esperienze in palestra ed è bloccato dalla paura di salire, non è tanto l’altezza in sé ma il “come si cade”. Una caduta controllata da tre metri su un buon materasso da palestra può essere assolutamente innocua, mentre una caduta fuori controllo da un metro e mezzo può portarti ad atterrare senza ammortizzare la caduta con le gambe, quindi arrivando di schiena, atterrando di sedere o puntando un braccio sul materasso (mai da fare).



1- Arrampicare fa bene alla schiena. Ebbene parliamone. Se ci stiamo immaginando un idilliaco scenario in falesia a provare tiri alla nostra portata, può farci davvero molto bene: ci aiuta a distendere schiena e spalle, a ritrovare un po’ di mobilità perduta e ad ammorbidire i nostri tendini. Se invece ci troviamo in una sala boulder e ci stiamo allenando (giustamente) come se fossimo in gara, cadendo mentre lanciamo al top ogni due minuti e mezzo, forse potremmo ritrovarci a fine serata leggermente contrattini. Andare dal fisioterapista o dall’osteopata, per contro, fa molto bene alla schiena e ci aiuta a ritrovare un’ampiezza di movimento che non avremmo mai pensato di avere.



bishop bouldering



8 dicembre 2019