Tutto quello che ti serve sapere per fare un ristabilimento perfetto

Il ristabilimento su un boulder non è quasi mai il movimento cruciale del passaggio, ma spesso è quello che ci crea più apprensione e diffidenza, e che ci lascia con un senso di precarietà legato ad una possibile caduta rovinosa. Ebbene vogliamo dirtelo, non è solo una tua idea: cadere mentre hai un tallone più in alto delle mani, il baricentro completamente fuori equilibrio ed il sedere in fuori può essere un’esperienza spiacevole e oltremodo pericolosa. Ecco perché siamo qui a svelarti tutti i trucchi del mestiere.



Per ristabilimento intendiamo quel movimento per cui passiamo da tirare delle prese a “spingerle” in giù fino a portare i nostri piedi all’altezza delle mani, ritrovandoci con tutto il nostro corpo oltre il bordo di un masso.  Su massi verticali questo movimento avviene in maniera abbastanza intuitiva mantenendo le mani sul bordo e cercando di alzare i piedi il più in alto possibile, puntandoli su appoggi via via più vicini alle mani. In questo modo ci troviamo naturalmente con il bacino già più in alto del bordo, pronti ad afferrare qualsiasi presa che ci permetta di concludere il movimento e di ergerci trionfanti in cima al masso.



Discorso diverso per quanto riguarda i boulder molto strapiombanti o in tetto: nel novanta per cento dei casi dovremo tirare fuori la nostra scarpetta da prestazione nel tallonaggio perché avrà un ruolo chiave nel risolvere il movimento. La scena solitamente è questa: due mani sul bordo su prese più o meno buone, un piede che punta su un appoggio centrale più alto possibile, un bel respiro e l’altro piede che va ad agganciarsi col tallone oltre il bordo. A questo punto arriva la parte più difficile perché il nostro peso, fino a quel momento interamente caricato sul piede in punta, deve essere spostato sul tallone. E solitamente da quella posizione ti conviene poi uscire in cima al masso.



Abbiamo varie carte da giocarci per eseguire con successo il movimento: la flessibilità delle anche ci aiuta ad avere una scioltezza invidiabile nel posizionare con precisione il tallone: più lo mettiamo lontano rispetto alle mani, più faremo leva con difficoltà e rischieremo di non completare la rotazione del busto sul bordo. Se riusciamo a mettere il tallone vicino alle mani ci sentiremo più stabili, con un equilibrio più controllato ed avremo maggior fiducia nel concludere il movimento.



Un’ottima scioltezza delle anche ci aiuta anche ad avere un’ottima tecnica nel ribaltamento senza tallone, ovvero appoggiando la punta del piede sul bordo per girare poi entrambe le mani in spinta, tirandoci su come uscendo da bordo vasca. Qui chiamiamo in causa anche una certa dose di tricipiti, senza i quali il movimento è una lontana utopia.



Il bloccaggio, au contraire, ci aiuta dal punto di vista fisico: quando iniziamo a caricare il peso sul tallone, ci troviamo a doverci fermare un nanosecondo per girare la mano opposta al tallone col palmo in giù. Detto in altre parole, congeliamo il movimento per darci la spinta finale a superare il bordo con la parte superiore del nostro corpo. A questo punto andiamo a cercare con la mano libera la presa che ci farà concludere il ribaltamento: basta anche una microtacca, un qualsiasi appiglio per superare con il bacino il bordo del masso.



Queste due facce del ristabilimento, ovvero scioltezza e forza, nulla sarebbero senza la nostra determinazione a voler salire il boulder, ad affrontare il ristabilimento e a superare la sensazione di precarietà che ci assale quando ci troviamo a metà strada, non più sul piede in appoggio ma non ancora sul tallone che tira. L’aspetto mentale in queste situazioni è decisivo, ed a maggior ragione lo è nei ribaltamenti perché raramente abbiamo la possibilità di allenarli o studiarli in palestra.

 


L’unica soluzione per prendere confidenza con la tecnica di questa “abilità motoria” tipica dell’arrampicata è provare a farne quanti più possibile sulla roccia, possibilmente iniziando da massi non troppo alti, con una buona scorta di paratori e soprattutto insieme a persone molto esperte che possono provare il movimento prima di noi ed indicarci la soluzione migliore. Dal punto di vista fisico possiamo simulare movimenti simili facendo banalmente dei piegamenti sulle braccia per arrivare ad esercizi molto più intensi come il Muscle Up alla sbarra.



ristabilimento arrampicata



23 luglio 2019