Il fisico perfetto per l'arrampicata

Chi è alto si lamenta di avere le gambe troppo lunghe, e chi è basso di non arrivare alle prese, chi è grosso dice che pesa troppo, e chi è piccolo che ha troppi pochi muscoli: insomma, la scusa è sempre pronta, ma chi è che ha veramente ragione? Il primo a parlarne è stato probabilmente Alessandro Jolly Lamberti nel primo volume del Jollypower, dove ha dedicato interi paragrafi al dilemma di chi abbia il fisico più "vantaggioso". 

 

 

Bisogna fare un’importante distinzione, soprattutto quando parliamo di "specialisti" delle diverse discipline: fino a qualche anno fa, quando gli arrampicatori generalmente si dedicavano ad una disciplina specifica, c'erano evidenti differenze tra il fisico del boulderista e quello del falesista. Ma, a voler essere proprio precisi, bisognerebbe poi anche capire di quale tipo di falesista stessimo parlando. C’era chi aveva come falesia di casa Buoux con placche allucinanti, dove la longilineità poteva - e può ancora oggi - sicuramente dare una mano e chi scalava invece abitualmente al Laboratori a Margalef con tiri boulderosi di dieci metri di forza esplosiva. Ma andiamo con ordine, stanando alcuni dei luoghi comuni che si sentono spesso dire dagli arrampicatori di ogni dove.

 

 

Patagonia

Credits Samuel Bié, Patagonia

 

 

I pro di una corporatura esile per l'arrampicata sportiva

 

In placca è meglio essere magri?

 

Innanzitutto parliamo della corporatura esile, generalmente attribuita ad arrampicatori giovani o alle ragazze. Spesso viene vista come un punto di forza adducendo la motivazione per cui minore è il peso di chi scala e minori saranno le sollecitazioni a carico dei tendini e delle cartilagini delle dita. In placca - sia essa su un masso o su una parete di trenta metri - essere alti e slanciati spesso premia con meno spostamenti delicati di piedi ed una maggiore facilità nel raggiungere le prese distanti. Qui entra poi in gioco anche l'ape index, ma di questo ne parleremo più avanti.

 

 

Meno pesi e meno ti acciaierai

 

Un'altra frase che sentiamo spesso dire negi ambienti di arrampicata è che gli arrampicatori e le arrampicatrici “esili” si acciaiano meno, e questo è scientificamente provato. Meno massa muscolare si ha, meno si percepisce la mancanza temporanea di sangue collegata alla fase “isometrica” della scalata. Ecco infatti perché generalmente più sono giovani, e meno hanno bisogno di fermarsi a riposare sulle vie.

 

 

Questo non vuole assolutamente dire che perdere peso possa essere un'opzione contemplata tra le possibili strategie per migliorare in arrampicata: le priorità, prima di chiedersi se la propria proporzione tra altezza e peso sia "ottimale per l'arrampicata", restano sempre il miglioramento della tecnica e  l'attenzione agli aspetti mentali. Non dimentichiamoci infatti che "una minor massa muscolare comporta anche una maggiore difficoltà nel realizzare movimenti fisicamente impegnativi nelle pareti più spietate" (fonte: La Bibbia dell'Arrampicata). 

 

 

Schreiber Poetter Edelrid

Credits Schreiber Poetter Edelrid

 

 

Il fisico del boulderista

 

Il boulderista deve essere alto?

 

Per quanto riguarda il fisico perfetto per fare boulder, le opinioni degli arrampicatori non potrebbero essere più variegate. C'è chi sostiene che se sei alto, sei più portato per il boulder. Non ci sembra un'affermazione che derivi da alcuna fonte scientifica e la dimostrazione la vediamo tutti i giorni in palestra, quando dei giovanissimi arrampicatori che non hanno ancora la nostra altezza salgono leggiadri, oscillando di presa in presa. Ci sono indubbiamente singole situazioni in cui avere leve brevi o lunghe può aiutarci o meno, ma si tratta perlopiù di singoli movimenti e non di vantaggi generalizzati.

 

 

Nelle sit start meglio essere bassi?

 

Se, ad esempio, ci troviamo davanti a un boulder con una sit start molto "compressa", gli scalatori leggermente più bassi saranno avvantaggiati per via delle loro leve brevi, che li aiuteranno ad assumere posizioni improbabili sotto a un tetto con un tallone dietro all’orecchio. Un discorso simile può valere anche per i muri fortemente strapiombanti dove è necessario alzare molto i piedi per salire, movimento che può risultare più difficile per chiunque abbia leve lunghe. D’altro canto nei lanci a una o due mani, oppure nei movimenti di apertura o compressione (come in molti boulder di Fontainebleau) l’altezza può fare la differenza, insieme ovviamente a coordinazione, potenza e dei dorsali decisamente allenati.

 

 

Ken Etzel Patagonia

Foto di Ken Etzel, Patagonia

 

 

Cos'è l'ape index e perchè rallegra le serate tra arrampicatori

 

L'ape index è rappresentato dal rapporto tra la lunghezza delle tue braccia distese parallelamente a terra (da un'estremità all'altra) e la tua altezza. Secondo l'uomo Vitruviano rappresentato da Leonardo da Vinci, la proporzione perfetta tra queste due lunghezze equivale a 1, ma secondo gli arrampicatori, maggiore è la differenza, più agevolato sarai nel raggiungere le prese. Per questo motivo stimiamo che almeno metà delle serate tra arrampicatori finisca sempre con la verifica di chi abbia un ape index maggiore (mettendosi sterno contro sterno per fare una prima stima puramente visiva), con conseguente appellativo di "privilegiato" per chi abbia bracca visibilmente più lunghe del normale.

 

 

Credits to Andrew Burr, Patagonia

Credits to Andrew Burr, Patagonia

 

 

L'unica verità assoluta

 

La possibilità più facile per riuscire ad ottenere il meglio in arrampicata è valorizzare i nostri punti forti, ovvero sviluppare un nostro stile di arrampicata che valorizzi le potenzialità della nostra corporatura. D'altronde l'eterogeneità degli atleti del mondo delle gare ci dimostra continuamente che, se ti tieni, ti tieni. In barba all’altezza, citiamo solo tre tra le donne sotto il metro e sessanta che sono fortissime nelle gare: Jain Kim 153cm, Alex Puccio 157 cm (e boulderista!) e Sasha Digiulian 157 cm!

 

 

Fonte: Jollypower vol 1, La Bibbia dell'Arrampicata, Climbing.com Foto di copertina di Samuël Bié, SCARPA