Superare il plateau delle performance in arrampicata

In arrampicata sportiva è molto probabile vedere nei primi mesi un netto miglioramento delle proprie capacità: più si progredisce però, più si riescono ad ottenere dei salti di livello meno evidenti. Tutta la nostra carriera di arrampicatori è caratterizzata da dei momenti di "stasi" più o meno lunghi, che spesso viviamo come il raggiungimento inevitabile del nostro limite naturale. Quasi sempre non è così, ed anzi possiamo ancora progredire andando ad analizzare il nostro metodo di allenamento, come ci spiega Daniele di DP Climbing.

 

 

Tutti noi abbiamo iniziato in qualche modo ad arrampicare e ci siamo probabilmente trovati di fronte alla sensazione che non stessimo più migliorando come prima. Spesso questo primo arresto nei miglioramenti è dovuto a una scarsa chiarezza circa le priorità che dobbiamo seguire: inizialmente bisognerebbe infatti lavorare sulla tecnica più che sulla forza, quindi arrampicare il più possibile senza cedere alla tentazione di fare 5 ripetute al Pangüllich in pronazione. Assorbita una prima base tecnica, possiamo allora iniziare a fare dei lavori specifici sulla forza delle dita e degli avambracci, per passare solo dopo ad un lavoro di potenziamento muscolare più completo.

 

 

Per quanto riguarda gli arrampicatori di livello intermedio le cause del plateau spesso riguardano una gestione dell’allenamento a secco poco “personalizzata” sulle proprie caratteristiche. Alcuni preferiscono non seguire nessuna programmazione, magari anche per ragioni di tempo, il che può portare comunque a dei miglioramenti nel lungo termine, ma in un arco di tempo molto più lungo. Solitamente questo tipo di approccio va bene per chi inizia o per chi comunque non è alla ricerca della prestazione ma, se l’obiettivo è il miglioramento, un allenamento strutturato e personalizzato è l’unica “strada”.

 

 

Per contro può capitare anche il contrario ovvero che, nonostante delle feroci sedute al trave con scheda e cronometro alla mano, non vediamo i risultati delle nostre fatiche. A volte l’errore sta proprio nell’identificare troppo il concetto di allenamento con lo sviluppo della forza: è tutto molto relativo, perché se partiamo già con una base di forza non indifferente, per noi “allenamento” vorrà dire lavorare sugli aspetti tecnici e mentali, oppure sullo sviluppo della mobilità articolare. In sintesi è necessario identificare le nostre carenze per poter pianificare un lavoro mirato e che porti ad un miglioramento globale.

 

 

All’errore di tendere a “standardizzare” troppo le programmazioni si affianca anche un’abitudine molto comune, quella di allenarsi per anni nello stesso modo. Variare le programmazioni è di importanza assoluta, sia per quanto riguarda gli esercizi che i carichi di lavoro, l’intensità ed il volume. Questo è uno degli aspetti più complicati dell’allenamento, nonchè il motivo per cui molti si affidano ai consigli ed alle schede di istruttori con molta esperienza o atleti di altissimo livello.

 

 

Ma anche gli atleti evoluti non sono esenti dal plateau delle prestazioni: gli infortuni sono tra le cause principali di stop, ma sono anche facilmente evitabili tramite alcune accortezze. Stretching, potenziamento dei muscoli antagonisti e un corretto riscaldamento ci possono già aiutare moltissimo, ma, se sappiamo di essere soggetti a rischio di infortunio, possiamo valutare di sospendere gli strumenti e gli esercizi più traumatici

 

 

Inoltre quando si arrampica a questi livelli è importante definire il Tapering, ovvero il periodo in cui vogliamo essere in forma e quindi nel momento della supercompensazione. Per questo più si progredisce, più diventa fondamentale essere seguiti da un allenatore che sappia definire bene i carichi durante i vari periodi dell’anno.

 

 

Infine abbiamo i garisti che, malgrado delle ottime capacità condizionali, non riescono a dare il meglio per via delle nuove tracciature in stile parkour, dove i movimenti sono molto dinamici e differenti dalla roccia. Avere la possibilità di allenarsi in una buona struttura con una tracciatura sviluppata in questo stile può farci migliorare su uno stile molto particolare, ma che comunque non possiamo ignorare, del boulder.

 

 

Allenarsi con metodo, costanza e determinazione restano comunque le basi per vedere dei veri salti di qualità o per ottimizzare al massimo il proprio livello: ti spiega tutto in questo video Daniele di DP Climbing.

 

 

Stefano Tamagno su Komilator, Chironico

Stefano Tamagno su Komilator, Chironico. Photo credits: @1nst4gib