Come sopravvivere ad un allenamento sui bloccaggi

Nei precedenti post abbiamo visto come il laterale ci faccia raggiungere “quasi gratis” una presa lontana (qui il link), come il tallonaggio sia una questione di tecnica e come il lancio ci faccia volare verso la presa successiva in un men che non si dica. Eppure sappiamo che la forza conta, ce ne rendiamo conto ogni volta che ci si aprono le mani o le braccia, o ogni volta che qualcuno ci dice: “eh sì, lì bisogna chiudere”. Vediamo di cosa stanno parlando.

 

 

Il bloccaggio è, insieme alle sospensioni, il non plus ultra della forza isometrica applicata all’arrampicata e si presenta quando dobbiamo tenere una presa con il braccio bloccato fino a raggiungere l'appiglio successivo, avvicinando sempre di più il nostro corpo alla parete. Come apprendiamo dal post di Connor Griffith pubblicato sul blog di Friction Labs, il bloccaggio serve a mantenere la tensione del corpo corretta mentre fissiamo la presa per rimanere bilanciati e controllati mentre cerchiamo di allungarci il più in alto possibile. Quando senti dire che qualcuno arrampica in maniera molto “statica”, significa che di rado lo vedrai lanciare e che è solito chiudere da una presa all’altra con un alto dispendio energetico ma una minima possibilità di cadere incontrollatamente.

 

 

Detto ciò, allenare i bloccaggi in maniera non traumatica non è per niente semplice. Jollypower dedica una bella sezione all’argomento che ti consigliamo di leggere prima di affrontare qualsiasi allenamento di questo tipo: infatti si tratta di esercizi estremamente pericolosi per i tendini e che portano con sé una probabilità altissima di infortunio se praticati a lungo. D’altra parte sono esercizi molto efficaci se eseguiti sul limite del nostro massimale, ed allora andiamo a distinguere due tipi di lavoro.

 

 

Possiamo allenare i bloccaggi puri al trave, andando ad isolare il lavoro muscolare oppure possiamo allenarli al muro boulder, riproducendo un movimento molto più simile a quello dell’arrampicata su roccia, ma soprattutto puntando almeno un piede. Nel primo caso dobbiamo tenere a mente alcune cose, oltre alla loro estrema pericolosità: ogni bloccaggio viene allenato solo per l’angolo di lavoro su cui sto lavorando, quindi se faccio una serie di bloccaggi a tutto chiuso, non ne ricaverò nessun vantaggio per i bloccaggi a 90°. Inoltre è considerato un sistema molto desueto ed estremamente dannoso il fatto di arrivare all’esaurimento delle forze (questo anche nelle sospensioni), ovvero al punto in cui mi si apre la mano. Molto meglio un bloccaggio massimale che non superi i sei secondi di durata e che non mi porti al cedimento del gomito. Anche i bloccaggi a tutto chiuso hanno evidenziato una probabilità di infortunarsi che non giustifica molto la loro esecuzione a secco: molto meglio lavorare su angolazioni tra braccio e avambraccio più ampie, ad esempio a 120°, oppure esercitarle al muro, mantenendo un piede puntato.

 

 

E quindi vediamo l’allenamento dei bloccaggi al muro. Quando arrampichiamo il nostro corpo può prendere infinite angolazioni rispetto al muro boulder, tutte principalmente determinante dal posizionamento degli appoggi per i piedi. Possiamo capire su quali boulder riusciamo ad allenare i bloccaggi (se non possiamo tracciarli noi) iniziando ad esercitarci su passaggi facili e pannelli verticali per acquisire la capacità di posizionarci al meglio e chiudere più che possiamo. Quando ci spostiamo su pannelli sempre più strapiombanti, vediamo come l’intensità del nostro esercizio aumenta in maniera esponenziale.

 

 

Estremamente utili a questo fine sono tutti quei pannelli di allenamento che obbligano a scalare in maniera molto frontale e senza poter ricorrere a “scappatoie“ molto tecniche come i vari agganci di piede: tra questi annoveriamo il Moon Board, con boulder già tracciati e di una durezza estrema, oppure il System Wall, caratterizzato da prese disposte simmetricamente tra loro e forse proprio per questo ancora più adatto a questo esercizio.

 

 

Per ovvi motivi ti consigliamo caldamente di consultare un trainer prima di dedicarti all’allenamento di questa tipologia di forza dal rischio di infortunio particolarmente elevato.

 

 

Disclaimer. I suggerimenti proposti in tutti gli articoli sul training non pretendono di essere esaustivi; avendo carattere solamente informativo, non sostituiscono in nessun modo il parere di trainer ed istruttori di arrampicata. Gli allenamenti per l’arrampicata possono essere estremamente traumatici ed arrecare danni anche gravi all’organismo, pertanto devono essere eseguiti solo in presenza di personale qualificato. Nonostante il nostro impegno, non è possibile garantire l’assenza di errori e l’assoluta correttezza delle informazioni divulgate.