Arrampicata sportiva e fisico: e se fosse una questione di genetica?

Quante coppie di fratelli fortissimi in arrampicata conosciamo? Prendiamo ad esempio i fratelli Mawem: tra tutti i contendenti alle Olimpiadi, sono riusciti a staccare due "pass" in famiglia, gli unici due posti per il team maschile francese. E non è solo una storia di oggi perché anche in passato i fratelli Nicole, Huber o Le Ménestrel hanno fatto la storia dell’arrampicata “a coppie”.

 

 

Se sei già sollevato e ti senti meno in colpa per non aver chiuso il tiro domenica scorsa, sappi che l’allenatore americano Eric Horst, autore tra l’altro di moltissimi libri sull’arrampicata, ha affrontato scientificamente questo argomento e ci ha dimostrato che la genetica conta. Ma non più della tecnica o dell’aspetto mentale.

 

 

Prendiamo uno sport come i cento metri, e supponiamo di voler capire quanto influisce l’allenamento fisico, mentale e della tecnica: gli ultimi due sono ovviamente rilevanti, ma la preparazione fisica supera di gran lunga la somma degli altri aspetti. In questo caso, oltre all’allenamento, la genetica gioca un ruolo fondamentale. In arrampicata, che viene definita skill-sport, i tre fattori invece si equivalgono e quindi possiamo dedurne che ovviamente la genetica conta, ma al pari degli altri aspetti.

 

 

 

 

Ma cosa intendiamo per genetica?

 

Se stai già brontolando che comunque sei troppo basso, troppo alto, troppo magro o troppo massiccio, sappi che la genetica non si limita ad altezza e peso ma a molti altri fattori. Ad esempio: tendini, capsule, tipologia delle fibre muscolari e quadro ormonale (che a sua volta dipende da diversi fattori). Queste caratteristiche possono dare “come dono di natura” una maggiore forza di dita (hai mai sentito nessuno dire che lui/lei le dita neanche le allena?), una propensione più o meno spiccata per lo sviluppo della forza resistente o forza esplosiva ed in ultimo la capacità di adattarsi e rispondere più o meno velocemente agli allenamenti. Insomma, tanta roba.

 

 

La bella notizia

 

In tutto questo, se stai facendo un rapido check dei tuoi punti di forza e non riesci ad intravedere né una forza nelle dita tale da poter vendere immediatamente il tuo trave al miglior offerente, né una predisposizione lampante agli allenamenti della forza esplosiva e tanto meno un'evidente capacità di riprenderti velocemente dalle serate in palestra, sarai felice di sapere che comunque tutto si può allenare. Il problema è che molto spesso siamo portati ad allenare già i nostri punti di forza, rendendo un po’ più rallentato e difficoltoso il nostro miglioramento.

 

 

Sarai anche molto gioioso di sapere che puoi compensare qualche lacuna fisica con un approccio mentale impeccabile. Gli anni 2000 hanno infatti segnato l'inizio di alcune ricerche specifiche svolte proprio sui climber ed è stato osservato come un vasto numero di arrampicatori di livello intermedio che "viaggiava sugli stessi gradi in falesia" avesse preparazioni fisiche completamente diverse (Barss, 1997). Tradotto in trazioni, questo vuol dire che non è indispensabile riuscire a fare dieci trazioni per portarsi a casa, per dire, un 7a, ma che altri fattori come l'aspetto mentale e di tecnica contribuiscono con la stessa percentuale di importanza a farci arrampicare più o meno bene su un tiro.

 

 

 

Niente scuse

 

Un secondo studio effettuato su un gruppo di arrampicatori dal range più ampio ha dimostrato come le variabili più influenti a livello di "alte performance" siano tutti fattori allenabili, mentre non sembravano così rilevanti fattori genetici come l'altezza, il peso, la lunghezza delle leve e simili (Mermier 2000). Esattamente come essere nato con una certa predisposizione non fa di noi un Alex Megos inespresso, non ci sono limiti alla nostra crescita personale in arrampicata che non siano mentali o tecnici.

 

 

Tutti pronti a darci dentro con una nuova stagione di allenamento: se ti senti pronto per sfondare la barriera dei gradi più estremi, dai un'occhiata alla nostra selezione di libri per l'allenamento!

 

 

Fonte: Training for Climbing, Eric Horst